Morti sul lavoro, un bollettino di guerra quotidiano

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Oggi si celebra la giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro, ma in Italia la situazione non é assolutamente migliorata.
È un bollettino di guerra quotidiano sul lavoro.
Non passa giorno, purtroppo, che ci siano dei lavoratori morti.
Ma molto spesso di queste tragedie non vi è notizia, perché se ne parla troppo poco sui mezzi d’informazione, quasi non facessero più notizia.
E quelle poche volte che se ne parla, spesso esce solo la fredda statistica.
Sono quasi 20 anni che monitoro le morti sul lavoro, per sensibilizzare su queste tragedie.
Non riporto numeri, dati, non diffondo dati statistici.
A ogni numero, e ci tengo a dirlo con forza, corrisponde una persona, un nome, una famiglia distrutta dal dolore che si è ritrovata di colpo priva di un sostegno affettivo e economico.
Nel 2024, ancora in tanti, troppi, continuano a chiamarle con il termine assurdo ed ipocrita “morti bianche”.
Non c’è mai nulla di bianco in una morte sul lavoro.
Appare chiaro che queste morti si tingono di responsabilità, e se pensiamo alle famiglie che non vedranno più rincasare chi era uscito per andare a lavorare, di bianco restano solo le pagine di una vita interrotta e di una quotidianità familiare distrutta per sempre.
Negli anni ho lanciato tanti appelli, ho rilasciato interviste, perché la si smettesse di usare questo termine assurdo.
Cosa servirebbe davvero per cambiare le cose, per far si che gli infortuni e le morti sul lavoro calino drasticamente.
Me lo sono domandato spesso, basterebbe semplicemente applicare la legge.
Abbiamo una degli migliori leggi a livello europeo sulla sicurezza lavoro, che è il Dlgs 81 del 9 Aprile 2008 (detto TU sicurezza sul lavoro).
Purtroppo in molte aziende non vengono rispettate le norme per la sicurezza sul lavoro, e lo dimostra il fatto dei tanti infortuni e stragi sul lavoro che accadono ogni giorno in Italia.
Ecco perché c’è un bisogno urgente di un aumento dei controlli per la sicurezza sul lavoro.
Nell’ottobre 2021 il governo Draghi, invece di potenziare le Asl, con i loro tecnici della prevenzione (che dipendono dalle regioni), ha dato in mano i controlli per la sicurezza sul lavoro anche all’Ispettorato Nazionale del lavoro.
Due enti che si sarebbero dovuti coordinare tra loro, però la situazione non mi sembra assolutamente migliorata.
I tecnici della prevenzione delle Asl si sono ridotti negli anni, e gli ispettori del lavoro sono pochi.
Che poi se vogliamo dirla tutta, i controlli per la sicurezza sul lavoro, da parte dell’Ispettorato nazionale del lavoro, possono farli solo gli ispettori tecnici del lavoro.
In Italia, con il personale ispettivo che c’è, un’azienda riceverà un controllo ogni 15/20 anni.
La sicurezza sul lavoro dovrebbe essere, invece, al primo posto nell’agenda di ogni partito politico.
Vi pare che questo stia accadendo in Italia?
A me non risulta assolutamente.
Ed intanto infortuni, invalidi sul lavoro, malattie professionali, morti sul lavoro, continuano in modo inesorabile.
Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze

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