Don Giovanni Minzoni, ucciso dai fascisti perché era dalla parte degli ultimi

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Nel corso dell’ultimo anno abbiamo visto documentari, fiction servizi del telegiornali dedicati ai 100 anni dell’aereonautica, una delle nostre forze armate apprezzate nel mondo soprattutto per il successo delle frecce tricolori e la qualità dei nostri piloti in genere. Bene. Più volte è stato ricordato il grande ruolo avuto dal gerarca fascista Italo Balbo nella nascita dell’aereonautica  e i suoi meriti aviatori, soprattutto le trasvolate atlantiche

Sarebbe storicamente altrettanto necessario ricordare gli orrori che furono compiuti negli anni venti del Novecento dallo stesso Italo Balbo, che fu il più feroce esecutore dei crimini commessi dalle squadracce fasciste per far affermare con la forza il regime e destituire di ogni potere il Parlamento.

Tutti sanno cosa sono state le squadracce fasciste? Forse no. Balbo le promosse le finanziò, operarono fino allo scoppio della guerra e non solo nei primi anni del regime, nessuno è riuscito a ricostruire quante vittime innocenti abbiano fatto, perché si conoscono i nomi di alcuni già noti nella società del tempo per ruoli e attività, si conoscono alcuni eccidi, ma le migliaia di operai, di contadini, di lavoratori di ogni genere, uccisi nelle strade di campagna, ritrovati cadaveri nei fiumi in tutte le regioni soprattutto del centro-nord non li conosciamo. Solo le famiglie ricordano e tramandano per quello che possono la memoria di questi omicidi di stato. Io di uno di questi posso testimoniare.

Cento anni fa, nel 1923, il fascismo aveva bisogno di consolidare il suo potere e come tutti i regimi totalitari e dittatoriali non tollerava il dissenso, neppure verbale, neppure fatto di preghiere e di opere a favore dei più deboli.

Don Giovanni Minzoni era stato cappellano militare e medaglia d’argento della grande guerra, un patriota, uno che amava il suo paese e la sua Chiesa.

Tornato dalla guerra era subito diventato nella sua terra, la bassa ferrarese, un attivo promotore di opere caritatevoli, fondatore di circoli sociali per l’acculturamento delle classi umili e soprattutto animatore dei primi nuclei del sindacalismo cattolico. Si oppose alle violenze delle squadre fasciste sostenute dai proprietari terrieri e capeggiate da Italo Balbo, quasi tutti massoni, come Balbo, e ostili alle più elementari rivendicazioni salariali dei lavoratori agricoli.

Nel 1923 i fascisti di Balbo uccisero ad Argenta il sindacalista socialista Natale Galba; don Minzonicondannò la violenza squadristica attirandosi ripetute minacce e rifiutando ogni collaborazione col fascismo dilagante. Era uomo di chiesa ma era soprattutto un educatore, profondamente convinto che il riscatto degli ultimi potesse avvenire attraverso la formazione, la conoscenza, la verità che da sempre è nemica del potere e delle tirannie.

Per questo rifiutò le proposte dei gerarchi locali ed anzi fondò lo scoutismo in quella difficile zona di scontro sociale in frontale contrapposizione con l’avanguardia nazionale fascista.

Balbo non poteva tollerarlo, questi uomini miti, questi operatori silenziosi e per di più preti erano un nemico che il fascismo riteneva fra i più pericolosi.

La sera del 23 agosto del ’23, nei pressi della canonica, venne aggredito e ucciso a manganellate da una banda di squadristi. Fu colpito alle spalle, come avveniva quasi sempre, con violenza tale da spaccargli cranio.

Ci volle un altro anno e soprattutto un altro omicidio, quello di Matteotti, perché nel 1924 Balbo si dimettesse da console della milizia, mentre i processi si concludevano tutti senza alcuna condanna. Condanna che per alcuni esecutori del delitto di Don Minzoni che erano ancora in vita arrivò solo nel 1946, per poi finire in amnistia.

Il presidente Mattarella e il cardinale Zuppi ricordano Don Minzoni per rendergli un po’ di giustizia cento anni dopo. Forse anche per ricordarci che cosa fu il fascismo di Mussolini dall’inizio della dittatura fino alla tragedia della guerra. Perchè non è vero che il fascismo ha fatto anche cose buone. Non è vero.

 


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