Come aiutare i siriani, adesso

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Il terremoto ha aperto le porte per il grande ritorno del regime di Assad? Si può dubitare che Damasco userà l’occasione del sisma per cercare una propria legittimazione sulle spalle delle vittime di questa nuova catastrofe che si abbatte su un popolo di profughi, senza altro che il proprio dolore? E si può forse dubitare che questa operazione passerà per le forche caudine della richiesta di rimozione delle sanzioni che colpiscono quel regime e le sue strutture, per mettere le mani sulla rete degli aiuti internazionali?

No, chiunque conosce la rete degli Assad e del loro potere non può dubitarne: chi conosce quel regime sa bene che in Siria sono rimasti 9 milioni di disperati, molti dei quali ancora orribilmente  assiepati nei campi profughi anche perché Damasco e Mosca non hanno voluto che i soccorsi internazionali potessero raggiungere via terra proprio le zone al centro del cataclisma, soprattutto nel devastato nord della Siria, quella provincia di Idlib dove in tanti sono di certo sotto le macerie.

Per non venire meno al dovere di aiuto e di vicinanza a un popolo stremato da prove infinite bisogna dunque fare affidamento su ciò che è certo che funzioni per la gente, e non per le ganasce del regime degli Assad.

Si può fare affidamento su valide e affidabili ONG siriane estranee alla macchina del regime e in particolare della consorte del presidente.

Tra queste spiccano i whitehelmets, che si possono raggiungere all’indirizzo

www.whitehelmets.org/en

loro guidano le operazioni di salvataggio in Siria.

Poi c’è la Sams, raggiungibile all’indirizzo

www.sams-usa.net che fornisce assistenza sanitaria in Siria

Sicuramente affidabile è anche l’ONG impegnata nelle operazioni di emergenza

www.uossm.org

 

Aiutare i siriani è un dovere, respingere la piovra del regime un obbligo.


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