Il palcoscenico neomanierista di Henry James. Corrimano Edizioni pubblica “Le vite private”

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I tre racconti contenuti ne Le vite private, poco noti ma non marginali, possono essere considerati altrettanti crogiuoli in cui è iniziato lo sviluppo di quell’elaborazione concettuale jamesiana che nelle opere della maturità artistica – The Sacred FountThe Wings of the Dove – ha raggiunto, dal punto di vista formale, la capacità di interpretazione della realtà apparente come scomposizione delle linee e dei colori in riflesso illusorio e momentaneo, mostrando di azioni e pensieri la superficie posticcia e il rovescio indecifrabile.

Analogamente a Edith Wharton, Henry James persegue la rappresentazione del mondo – un mondo classista regolato da norme futili quanto spietate – attraverso la coincidenza dell’identità individuale con il ruolo sociale rivestito. I protagonisti delle sue storie prendono vita esclusivamente sotto la maschera che hanno assemblato: la grazia ineffabile di Lord Mellifont, in La vita privata, assume un’evidenza fisica solo quando il gentiluomo si trova in compagnia di qualcuno – la moglie, gli amici –, altrimenti le sue linee morfologiche si dissolvono nell’aria e, difatti, si muta in fantasma, anzi in assenza, in mero simulacro. Al grande scrittore Clare Vawdrey, braccato da un’attrice in cerca del ruolo della vita, accade invece di sdoppiarsi in due figure contrapposte: l’artista notturno che scrive nella penombra della stanza d’albergo e il vacuo conversatore mondano che attira l’attenzione delle signore nei salotti aristocratici.

Il palcoscenico sociale, l’unico a contare, consiste in un enorme campo di ghiaccio ricurvo sul quale è facile scivolare in modo irreversibile e rovinoso. Come Lily Bart in The House of Mirth di Wharton, il raffinato maggiordomo Brooksmith, dopo anni di gloria trascorsi a organizzare un salotto intellettuale con grazia e perfezione estetica appartenenti a un’Arcadia perduta, cade progressivamente in disgrazia dopo la morte del suo padrone Mr. Offord, ex diplomatico londinese. Le sue colpe, imperdonabili, sono aver superato i limiti della classe servile e non essere riuscito ad adattarsi a mansioni più umili in altre case. Anch’egli, seguendo l’esempio della giovane governante di The Turn of the Screw, è dominato dal desiderio di superare un confine ed entrare a far parte dell’Eden che costruisce ogni giorno per il piacere altrui, e questa  hybris lo induce a perdersi. L’Io narrante di Brooksmith ritroverà l’uomo nel punto più basso della sua decadenza, seduto in una stanzuccia ammorbata dal fetore di biancheria sporca messa a bollire, mentre guarda dalla finestra la misera bottega di un lattoniere.

Se i protagonisti dei primi due racconti conservano ancora i tratti dell’umana tragedia, quelli che abitano il terzo, Il castello di Fordham, sono ormai mere figurazioni del vuoto. James trova geniali modalità descrittive neomanieriste per raffigurarne la forma ibrida fra organico e inorganico – i capelli grigi acconciati in piccoli cerchi piatti, perfettamente regolari come figure geometriche – e farci sentire il brivido profetico della dissoluzione novecentesca della materia, anticipando Virginia Woolf e molti altri.

LE VITE PRIVATE

di Henry James

Corrimano Edizioni

Collana: BALTIMORA

Pagine: 104

Prezzo: 10,00 €

ISBN: 978-88-99006-21-1

Formato: 14×21

https://www.corrimanoedizioni.it/chi-siamo

Il palcoscenico neomanierista di Henry James. Corrimano Edizioni pubblica “Le vite private”


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