La piazza giovane e colorata di Napoli lancia un messaggio chiaro contro la mafia. E per la pace

0 0

“Don Peppe è vivo e marcia con noi” cantano gli scout di Casal di Principe, la parrocchia di don Peppe Diana. E sono un pezzo del Paese migliore che è arrivato in piazza Plebiscito a Napoli per la ventisettesima  Giornata della Memoria e dell’impegno organizzata da Libera con uno slogan, “Terramia Coltura Cultura”, che racconta tutto della filosofia che l’ha animata nei mesi di preparazione. C’è il Sud impegnato, giovane, caparbio in quel corteo.  Migliaia di studenti di moltissime scuole della Campania ma non solo. In nessun altra città che non fosse Napoli questa manifestazione avrebbe potuto essere quello che è stata. I motivi sono molti e si ritrovano in mille tracce. Segni scritti negli occhi degli adolescenti che hanno sfilato, alcuni poco più che bambini, alunni delle elementari, già consci di essere parte di una giornata importante. Portano bandiere della pace e mascherine bianche contro la mafia, qualcuno ha la bandiera ucraina sullo zaino e incarnano il mix della manifestazione, che è stata un inno alla pace e un omaggio alle vittime di mafia, fatto nella tradizionale, simbolica, emozionante lettura dei nomi di coloro che sono stati uccisi dalla criminalità organizzata. Che sarebbe stata una festa speciale lo si è capito subito, in piazza Garibaldi, dove gli studenti campani hanno srotolato il lungo striscione con in colori della pace. Sono appena le 9 del mattino e già corso Umberto è stracolmo e colorato, presenti gli striscioni della Cgil, della Legacoop, della Cia, e i gonfaloni di decine di amministrazioni di Comuni campani dove la vita è complicata, dove i ragazzini che sfilano torneranno nel pomeriggio, sapendo che la battaglia nel segno della legalità continua, difficile come nei giorni normali ma non impossibile. Libera Caserta occupa uno degli spezzoni più ampi del corteo. Era prevedibile. Lo striscione racconta lo sforzo fatto in questi anni contro il clan dei casalesi, le conquiste, i beni confiscati gestiti da coop e associazioni; le scuole di Aversa pullulano ovunque; lo striscione di Ercolano grande e rigoroso viene portato dalle associazioni di protezione civile e pure quello è un segno distintivo; la mamma di Mario Paciolla ha un suo cartello che ricorda la storia di un ragazzo napoletano che sognava di cambiare il mondo e sulla cui fine non c’è stata ancora né verità né giustizia; ci sono il Sindacato dei Giornalisti della Campania, con la Fnsi e Articolo 21 che mostrano cartelli con i nomi dei giornalisti uccisi in Ucraina ma ricordano anche quelli morti per mano dei regimi contemporanei. Gli amministratori di Avviso Pubblico sul palco sottolineeranno che la battaglia contro la mafia si è fatta più difficile perché più sofisticate e pervasive sono diventate le pratiche di infiltrazione nelle attività pubbliche. Ovazione per don Luigi Ciotti, perché quella piazza stracolma è, in larga parte, opera sua, che non smette di chiedere giustizia per le vittime di mafia e che ha ricordato come la battaglia non è finita, anzi “c’è bisogno di uno scatto”. Tra i partecipanti anche il l vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, oltre a molte personalità del mondo politico e giudiziario. La lettura dei 1055 nomi delle vittime non è stata un rito della Giornata della Memoria ma un modo per chiedere giustizia, che nell’ottanta per cento dei casi ancora non c’è e questo è già uno straordinario motivo per essere in piazza. In contemporanea con la manifestazione nazionale in moltissime altre città almeno altri cinquamila giovani complessivamente hanno tenuto commemorazioni analoghe in quella inaugurazione della primavera di legalità ancora necessaria. A Napoli. E altrove.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21