Casa Memoria, primi spiragli. Interpellanza in Parlamento, il Ministero aiuterà il Comune

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Primi spiragli per il mantenimento in capo al Comune di Cinisi della Casa Felicia e Peppino Impastato. Il caso è stato affrontato questa mattina in Parlamento a seguito della interpellanza urgente presentata dal deputato Francesco D’Uva più numerosi altri firmatari, con la quale si chiedeva al Ministero dell’Interno e all’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia di stare accanto al Comune di Cinisi nella procedura di applicazione dell’articolo 46 del codice antimafia. Quest’ultimo prevede che in caso di errori e/o revisioni nelle confische la restituzione possa avvenire con la forma alternativa di una somma equivalente, pari al valore che l’immobile aveva al momento del sequestro, nel caso specifico la casa era solo un rudere, in seguito ristrutturato dall’amministrazione locale con fondi pubblici. E’ stato il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia ad illustrare in aula le ultime tappe di quella che appare come una vicenda surreale. Casa Memoria fu sequestrata nel 1985 al boss Gaetano Badalamenti, ritenuto il responsabile dell’omicidio di Peppino Impastato avvenuto nella notte tra l’otto e il nove maggio del 1978; il delitto, come ricostruito dalla Commissione parlamentare e dalla magistratura, avvenne in un casolare e poi il corpo fu portato in un tratto della ferrovia Trapani Palermo dove fu rinvenuto dilaniato da un’esplosione, ciò lasciò spazio all’erronea e dolosa ricostruzione che la causa della morte fosse appunto un’esplosione. Invece quell’omicidio era in toto riconducibile a Badalamenti, boss di calibro elevatissimo che si volle vendicare del giovane attivista e giornalista che in quegli anni descriveva le conseguenze del dominio mafioso di Badalamenti. Nel 2010 la casa dedicata a Felicia e Peppino Impastato è passata dall’Agenzia al Comune e oggi, grazie ad un accordo, è Casa Memoria, un luogo simbolo della lotta alla mafia e per l’affermazione della legalità, lì a Cinisi, dove tutto è cominciato. Ma nel 2018, su ricorso di Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano, è iniziato un iter giudiziario che ha riconosciuto un errore nella individuazione delle particelle: quella della casa non era inclusa tra i beni da confiscare. Quindi è fissata per il 29 aprile la data della restituzione del bene ai Badalamenti. Contro questa ipotesi si è levato un coro di proteste, tra le altre l’appello di Articolo 21 che in pochi giorni ha raccolto moltissime firme di sostegno. Il primo marzo scorso, secondo la risposta del sottosegretario Sibilia all’interpellanza, si tenuta in Prefettura a Palermo una riunione con il sindaco di Cinisi, il direttore regionale dell’Agenzia per i beni confiscati e l’avvocatura dello Stato nella quale si è deciso di sostenere anche tecnicamente tutte le azioni del Comune e in specie la restituzione per equivalente, calcolando il valore della casa al momento in cui fu sequestrata. Va detto che l’autore dell’azione di revoca, ossia Leonardo Badalamenti, risulta da atti acquisiti dal Parlamento come erede dei beni frutto dell’attività del padre nonché condannato in Brasile per reati di droga. Scatta a questo punto una sorta di corsa contro il tempo al fine di sventare la restituzione che cadrebbe, come una beffa, a pochi giorni dall’anniversario dell’omicidio di Peppino Impastato per mano della mafia.
(Nella foto il disegno di Alekos Prete realizzato per Casa Memoria)


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