Bfc compra L’Espresso e il titolare aveva presentato una denuncia temeraria contro due giornalisti del Gruppo. Il caso all’Esame del Parlamento europeo

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L’Espresso è stato venduto a Bfc Media, confermate così tutte le voci che circolavano da settimane e che pochi giorni fa hanno portato alle dimissioni di Marco Damilano dalla carica di direttore. E’ durissimo il comunicato del cdr diffuso in queste ore: “Dopo mesi di smentite e astratte rassicurazioni, il gruppo Gedi annuncia infine la vendita dell’Espresso. L’offerta che appena tre giorni fa ‘non era ancora stata formalizzata’ e doveva per questo essere prima valutata, è invece stata formalizzata e accettata in tempi record. – si legge nella nota pubblicata sul sito della testata – Si demolisce il castello eretto nei mesi scorsi dai vertici del gruppo Gedi, che così confermano la propria serietà e affidabilità. La stessa che ha portato nell’ultima settimana alle dimissioni del precedente direttore, arrecando un ulteriore pesantissimo danno d’immagine alla testata. La redazione dell’Espresso esprime grande preoccupazione per il futuro di un giornale che ha fatto delle inchieste e delle battaglia politiche, civili e culturali la propria ragion d’essere ed entra in un gruppo editoriale che finora si è concentrato su altri settori dell’informazione. La redazione esprime la propria ferma protesta per i modi in cui la trattativa sulla cessione della testata è stata condotta, e per il risultato finale di un negoziato che per mesi metterà l’Espresso in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’editoria italiana, di fatto una co-gestione sospesa tra due proprietà. Una vecchia proprietà che ha affermato la “non strategicità” della testata e un’altra società promessa acquirente di cui al momento non è dato sapere che tipo di obiettivi si pone per il giornale. Una situazione che rende impossibile il sereno lavoro dell’intero corpo redazionale. Per questo l’assemblea dell’Espresso proclama lo sciopero a oltranza delle firme, sia sul settimanale cartaceo che online, e conferma l’astensione dal lavoro per impedire l’uscita del prossimo numero. Chiediamo inoltre un incontro urgente con i rappresentanti dei due soggetti giuridici che da oggi avranno competenza sulla pubblicazione della testata”. Dunque in una fase delicatissima della guerra un corso viene meno una delle voci più autorevoli dell’informazione italiana ed europea e già questo basterebbe per definire quanto accaduto una brutta vicenda. Eppure nel passato recente c’è dell’altro, un filo curioso, per certi versi surreale, che univa già l’ex proprietario di Pegaso (la cessione è recente) a L’Espresso.
A dicembre scorso, infatti, l’ottava sezione del Tribunale civile di Napoli ha rigettato la domanda risarcitoria pari a 38 milioni di euro avanzata dal Presidente dell’Università Telematica Pegaso contro i giornalisti Nello Trocchia e Corrado Zunino e il Gruppo Editoriale L’Espresso. Tutto era iniziato in sede civile ad aprile 2018 e ancor prima davanti al giudice penale. Si era chiusa così quella che era apparsa dal primo momento come una causa esorbitante oltre che infondata e che è diventata una prova, la più schiacciante, dell’esistenza di azioni legali temerarie contro i giornalisti, pur legittimate dall’ordinamento vigente. Al punto che il contenzioso Pegaso-Trocchia-Espresso è uno dei casi al vaglio del Parlamento europeo nell’ambito del dibattito sulla Direttiva anti Slapp e lo stesso Nello Trocchia è stato audito in merito.
La citazione per danni ha riguardato i due giornalisti (Trocchia e Zunino), i rispettivi direttori, la società editrice e a presentarla era stato Danilo Iervolino in proprio e quale presidente della Pegaso spa; oltre a Iervolino erano firmatarie della domanda risarcitoria altre 137 persone tra dipendenti e docenti della stessa università. L’ipotesi era quella del danno che sarebbe stato procurato tra tre articoli di cui non è stata mai accertata la portata diffamatoria, anzi all’esito di uno dei due giudizi cautelari, relativamente all’articolo del giornalista Nello Trocchia era già stato riconosciuto dal Tribunale di Napoli che i fatti descritti in esso erano tutti corrispondenti al vero. Ma intanto sempre nella fase iniziale uno degli articoli contestati dall’Università Pegaso e dagli altri attori fu tolto dalla rete per ordine di un giudice. Alla base di tutto c’è stata un’inchiesta giornalistica di Nello Trocchia sul fenomeno delle università telematiche e dunque anche sulla Pegaso.
Danilo Iervolino è stato il fondatore dell’università on line Pegaso, recentemente venduta al Fondo CVC per un miliardo e mezzo di euro. Il procedimento contro Nell Trocchia e il gruppo Editoriale L’Espresso è stato impugnato in secondo grado.
(Nella foto Nello Trocchia)


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