La cronaca giudiziaria avvelenata dalle ingerenze, i casi più eclatanti degli ultimi anni

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La cronaca giudiziaria negli ultimi anni è stata “avvelenata” da ingerenze nel lavoro dei giornalisti e quanto emerso nell’inchiesta della Procura di Trapani sulle Ong rappresenta, purtroppo, solo l’ultimo e più famoso tassello di un puzzle complicato, che rimette in discussione la effettiva libertà dei cronisti di raccontare e seguire storie scomode. Tra il 2017 e il 2018 si sono verificati almeno quattro casi gravi di controllo ingiustificato degli strumenti e delle fonti di giornalisti di diverse testate.
Nel marzo del 2018 i carabinieri, su mandato della Procura di Tempio, hanno sottoposto a perquisizione personale la giornalista Tiziana Simula e messo sottosopra la sua postazione di lavoro a “La Nuova Sardegna”, fu perquisita anche l’auto.
A luglio 2017 la Guardia di Finanza effettua perquisizioni mirate nella postazione di redazione e a casa di Gianluca Paolucci, cui furono sequestrati gli strumenti di lavoro oltre che materiale privato. L’operazione, su delega della Procura di Torino, avvenne nell’ambito di verifiche per l’ipotesi di rivelazione del segreto istruttorio, in relazione a due articoli pubblicati su La Stampa e inerenti le manovre di Unipol per bloccare la riforma della Rc Auto inerenti a fatti avvenuti tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.
A novembre 2017 ancora la Guardia di Finanza ha sequestrato l’hard disk del computer di Nicola Borzi, giornalista del Sole 24 Ore, in un’indagine per violazione di segreto di Stato, nonché tutta la memoria informatica dei dispositivi del giornalista.
A giugno 2018, a un anno di distanza da un articolo sulla presenza del figlio di Totò Riina a Padova, i giornalisti del Mattino di Padova sono finiti sotto inchiesta per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto istruttorio. E il Gico della Guardia di Finanza si presentò in redazione per perquisire le postazioni su mandato della Direzione distrettuale antimafia della procura di Venezia. Le indagini coinvolsero la cronista di giudiziaria Cristina Genesin, il direttore Paolo Possamai e il condirettore Paolo Cagnan. Ecco perché una riforma della tutela delle fonti giornalistiche è necessaria, nella prassi prima che con norme dell’ordinamento legislativo.

 


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