Schiavi invisibili, in poche ore due braccianti morti “a causa” delle loro condizioni di vita. La strage che non fa rumore

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Si riparava in una baracca il bracciante morto carbonizzato tre notti fa, nella campagna del casertano con la più alta quota di produzione di pesche. Dieci ore prima un giovane indiano era stato falciato da un’auto pirata sulla strada che collega Nettuno, a sud di Roma, ad Aprilia nell’agglomerato a più alta densità di produzione di kiwi. Due storie che si incrociano, due sconosciuti, due dei tantissimi che mandano avanti la complessa macchina della produzione alimentare in Italia e in Europa. E’ la cronaca delle loro morti ad averli resi visibili. Per poche ore. Altre centinaia rimarranno in un limbo anonimo fino alla prossima tragedia. Va avanti così ormai da molti anni e i dettagli delle loro morti sono prove dell’indifferenza. Il rogo che ha causato la morte del bracciante in Campania è avvenuto in una sera molto fredda ma anche piovosa, nelle campagne di Lusciano, alle porte di Aversa. E’ andata in fiamme una baracca di legno e lamiere, costruita, o nascosta, tra i frutteti, anzi le baracche erano complessivamente tre, due vicine e l’altra più distanziata; ciò ha fatto supporre che fosse una piccola baraccopoli utilizzata appunto da braccianti, visto il ritrovamento sul posto di attrezzi agricoli. Gli investigatori hanno ascoltato il proprietario del fondo per stabilire se ci fosse un rapporto di lavoro, anche se irregolare o in nero. L’area è stata sequestrata. Secondo le prime ricostruzioni potrebbe esserci stata una fuga di gasa dal fornello usato per cucinare o anche come riscaldamento. La vittima probabilmente era il guardiano del vigneto circostante. Cordoglio dal sindaco della città di circa quindicimila abitanti dove è noto l’apporto della manodopera straniera in agricoltura. Ma intanto torna sotto i riflettori la condizione di schiavitù e di estrema indigenza dei braccianti.
Il sindacalista Aboubakar Soumahoro, che da tempo si batte per i diritti dei lavoratori agricoli, ha riproposto l’introduzione della “patente del cibo per dare dignità ai lavoratori della terra ridotti in stato di schiavitù, invisibili”. Moltissimi sono extracomunitari e vengono lasciati senza documenti perché in tal modo non possono allontanarsi né ribellarsi. Di uguale tenore l’intervento di Marco Omizzolo a proposito del bracciante investito a sud di Roma. “Sembra quasi – dice – che la colpa sia dei braccianti investiti mentre tornano dai campi e non di una politica incapace di gestire la viabilità in modo civile e moderno, della velocità di chi guida di notte fregandosene della sicurezza e di chi sfrutta lasciando i lavoratori in uno stato di povertà endemica”. Dopo l’incidente l’automobilista è scappato, pur essendosi accorto che la bicicletta era stata sbalzata di molti metri e che l’uomo in sella era sull’asfalto in gravissime condizioni, forse già morto o forse no, mentre un altro, anch’egli bracciante, era gravemente ferito. Forse una chiamata tempestiva al 118 avrebbe potuto salvare una vita. Invece l’automobilista è fuggito ed è stato rintracciato solo dopo serrate ricerche. Era a Roma, è stato arrestato dalla Polizia per omicidio stradale e omissione di soccorso. Si tratta di un moldavo di 28 anni e si stava organizzando per lasciare l’Italia nelle prossime ore.


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