Pakistan: uccisa una giornalista

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La giornalista e artista Shaheen Baloch, é stata uccisa sabato a Kech, in Balochistan. Secondo le prime ricostruzioni della polizia sembra sia stata assassinata con un colpo da arma da fuoco da suo marito.

Le indagini sono ancora in corso. Il suo corpo é stato ritrovato davanti ad un ospedale privato.

Shaheen era una presentatrice televisiva ed aveva un suo programma del mattino sul canale PTV. Era anche la direttrice della rivista Balochi Dazgohar. Recentemente aveva anche avuto intimidazioni e minacce di morte dai militanti baluchi con lo scopo di farle lasciare il suo lavoro. La giornalista si occupava dei diritti delle donne in Pakistan e in particolare dei diritti di genere nella zona del Balocistan.

Nei documenti relativi alla sua morte la polizia di Turbat ha dichiarato che con tutta probabilitá é stato proprio suo marito ad averne causato la morte.

Questo tipo di omicidio e non solo, in Pakistan rientra in quei delitti chiamati ‘honor killing’ in cui un marito o un padre non possono essere puniti come nei normali casi di omicidio.

Nella lingua Urdu, che si parla in Pakistan questi delitti vengono chiamati Karo Kari e spesso non arrivano nemmeno in tribunale perché sono culturalmente acquisiti. 

La maggioranza delle vittime del cosiddetto delitto d’onore sono donne e le punizioni comminate agli assassini risultano essere molto lievi. Anche se nel dicembre del 2004 il governo Pakistano fece approvare un disegno di legge che rese punibile il “Karo kari” con gli stessi termini penali dell’omicidio ad oggi si assiste ancora ad una negligenza nell’applicazione di questa legge.

Ma, nel 2016 venne modificato il codice penale e nel caso di “delitto d’onore”. Venne infatti consentita la liberazione dell’omicida qualora fosse stato perdonato dai genitori della vittima.

Ricordiamo il caso di Sana Cheema la ragazza Pakistana che viveva in Italia a Brescia era ben integrata, lavorava a Milano e voleva sposare un ragazzo da lei scelto.

Ma la sua famiglia con un inganno nel 2018 la invitó in Pakistan nel distretto di Gujrat dove era nata e dove venne uccisa dal padre e dasuo fratello che avrebbero voluto per lei un matrimonio combinato.I suoi familiari processati in Pakistan seppur reo confessi vennero assolti dalla Corte d’assise di Gujrat per insufficienza di prove.

Attendiamo ora che questa volta la pena, per chi ha ucciso la giovane giornalista, sia diversa da quella degli assassini di Sana, affinché i delitti d’onore non restino impuniti in alcun paese al mondo.

Oggi l’intera comunitá dei giornalisti piange la morte di una giovane e brillante donna nata e cresciuta in un paese in cui i diritti di genere sono spesso inesistenti. Una donna che avrebbe potuto apportare molto in quel lungo processo di emancipazione per le donne in Pakistan.


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