Rilascio Silvia Romano. La vicenda ci riporta a quello di Padre Dall’Oglio. Perché è stato sequestrato? Cosa ne è stato di lui?

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La liberazione di Silvia Romano ha molte implicazioni. Ne indico solo qualcuna, quelle che a me risultano più interessanti di altre:  è stato utile o inutile l’impegno dei tanti che hanno seguitato a ricordarla, anche con la semplice scelta della sua fotografia per un loro account? E’ stato utile o inutile ricordare il suo caso su giornali, siti, bacheche? Sapere che c’è un’ Italia consapevole che una sua concittadina è sequestrata in Paese lontano perché lavorava lì per aiutare le popolazioni locali ha avuto un peso? Ovviamente non ho la risposta a questa domanda, ma ho la domanda che segue: sarebbe stato un Paese quel Paese che avesse accolto una sua concittadina rilasciata dai sequestratori e che si era dimenticato? E che Paese sarebbe stato? Quale avrebbe potuto definire la sua “storia”, la sua “identità”, la sua “comunità”?

Pensare a questo, per la mia storia personale ma anche per la nostra storia come presunti cittadini europei, mi ha fatto pensare a padre Paolo Dall’Oglio. Sì, certo, qualcuno lo ricorda, il suo nome quando si parla di sequestri ricorre sempre, va riconosciuto e di questo non posso che essere soddisfatto. Ma chi lo ha sequestrato? E perché? Di Silvia Romano molti hanno detto che i rapitori volevano un riscatto. Da subito le voci al riguardo sono state incalzanti. Terroristi o banditi sembravano interessati a ottenere dei soldi in cambio della sua vita. E cosa volevano in cambio di Paolo? Chi voleva qualcosa?

Questa domanda non ha risposta e mi ha portato indietro alla prima domanda: perché è stato sequestrato? Cosa ne è stato di lui? Oggi, e visto che è stato sequestrato il 20 luglio 2013 e quindi sette anni fa, questa domanda dovrebbe essere una domanda stringente, per molti. Io non so se Paolo sia vivo, posso sperarlo, ma la domanda che pongo è un’altra: chi lo ha sequestrato, e perché?

Dall’inizio di questa vicenda si è dato per certo che lo abbia sequestrato l’Isis, i cui leader di allora sono morti o scomparsi. Lui è sparito quando è andato da loro. Ma è sicuro che sia sparito lì, nel loro quartier generale? No; alcune voci dissentono. E poi, come è stata ceduta Silvia Romano non potrebbe essere stato ceduto anche lui? Come mai un gruppo come l’Isis non ne ha fatto alcun uso? O perché lo ha ceduto o  perché lo temeva… Al tempo l’Isis non aveva ancora il controllo di Raqqa, la città dove è scomparso, e Paolo era figura di grande popolarità. Anche tra i musulmani? Sì, anche tra i musulmani. Anche i duri di Homs quando Assad lo espulse dalla Siria, nel 2012, organizzarono un enorme sit-in per lui. Dunque un gruppo efferato e criminale come l’Isis poteva temere la popolarità di un monaco cristiano tra i musulmani. Interessante no? E’ un’ipotesi, come è un’ipotesi che l’Isis lo abbia ceduto in cambio di qualcosa. Può essere. Ma allora a chi lo avrebbero ceduto? Delle due l’una: o lo temevano o lo cedettero ad Assad. Chi altri avrebbe offerto qualcosa all’Isis in cambio di un religioso italiano?

Mi è difficile trovare una terza ipotesi e quella della morte accidentale mi sembra così patetica da sorprendermi che qualcuno l’abbia pure scritta. Morte accidentale nel quartier generale dell’Isis… Ridicolo.

Ma tornando alle nostre due ipotesi: se l’Isis lo temeva Paolo è morto ed è scomparso chissà dove, non credo in una fossa comune perché lui era cristiano e lo avranno sepolto isolatamente. Se invece Paolo è stato ceduto potrebbe essere ancora vivo, in qualche segreta del regime che lo espulse per motivi “politici”.

In entrambi i casi non parliamo di un sequestro, ma di più. Nella prima ipotesi parliamo di religioso cristiano così amato dai musulmani da far paura all’Isis per la sua popolarità. Dunque lo scontro di civiltà, l’odio, dove avrebbero il loro fondamento? Forse interrogare chi  lavorava nel quartier generale dell’Isis a Raqqa e nel corso degli anni è transitato per le prigioni turche ci avrebbe potuto dire qualcosa, no? L’unico giornalista italiano che è andato a cercare a Raqqa tracce di Paolo, Amedeo Ricucci, aveva trovato un capo dell’Isis che un paio d’anni fa viveva confortevolmente a casa sua. E’ stata chiesta una rogatoria? Si può? Amedeo Ricucci è andato d’estate fino a Raqqa a cercarlo. Dopo che ha fatto in televisione il nome e il cognome di questo leader dell’Isis qualcuno se ne è interessato? Ad Amedeo Ricucci è stato richiesto di fornire possibili maggiori dettagli?

Col passare del tempo le tracce di quello che fu l’Isis nel 2013 possono svanire, il tempo fugge, l’inchiesta si fa urgente. Ma c’è sempre l’altra ipotesi. Anche lì sarebbe possibile indagare, visto che il capo degli aguzzini di Assad viaggia nel mondo e oggi è vice-presidente della Siria. E’ lecito fargli qualche domanda anche su questo, tra un viaggio e l’altro? Ma non per farsi dire “ma no….” Nossignore. Lì bisognerebbe obiettargli, “guardi che noi sappiamo di quel vostro amico che trattava il petrolio con l’Isis, e sappiamo di quel vostro generale che si dice che fosse spesso con loro, nel quartier generale di Raqqa. Non ci dica che eravate nemici, suvvia…”

Ma perché tutto questo accada bisogna che questo Paese ricordi di più un suo concittadino, del quale vuole sapere perché sia sparito, tutto qui. Vuole sapere se lui aveva trovato il modo per dimostrare che l’amore è più forte dell’odio, che la fratellanza esiste davvero. Forse tanti silenzi ecclesiali, soprattutto siriani, si spiegano così.

Servirebbe un Paese che  vuole sapere se lui era così tanto temuto proprio per questo. E vuole ricordarlo per il semplice motivo che tanti hanno fatto di tutto perché su di lui si stendesse il velo dell’oblio. Sì, la vicenda del rilascio di Silvia Romano mi ha immerso nella vicenda del mio amico Paolo, ma non perché è stato mio amico, non soltanto perché penso che ciò resta in vita dipende dai vivi. No, la vicenda di Silvia Romano, che credo importante per una comunità quale dovrebbe essere la nostra comunità di italiani, mi dice che Paolo ha posto un problema enorme al mondo. Se non abbiamo la pazienza di capirlo leggendo poche righe di un piccolo amico di Paolo ci arrenderemo a enormi poteri. Che è comprensibile, ma non è bello.


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