Vincenzo Mollica, il servizio pubblico 

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Va in pensione Vincenzo Mollica ma non ci perderemo di vista. Perché Mollica, come tutti i vini di un certo livello, più invecchia, più migliora. È universale, come le tante splendide canzoni che ha raccontato in quarant’anni di carriera, insieme ai suoi interpreti, a cantanti e cantautori straordinari, di molti dei quali è diventato amico, talvolta anche intimo. E poi il cinema, la letteratura e l’arte in generale, nella vita di quest’uomo a fumetti che ha sempre amato la bellezza e non si è mai rassegnato al cattiverio imperante.
Aveva un maestro, Enzo Biagi, e lo ha sempre rivendicato con orgoglio. E proprio come Biagi, è stato spesso accusato dai malvagi di essere buonista, come se essere una persona perbene, innamorata degli altri e curiosa verso il prossimo, fosse diventata una colpa.

Vincenzo Mollica, a differenza di tanti cialtroni che pure ottengono risultati importanti sui social e nelle varie trasmissioni, rimarrà. È uno di quei personaggi che sono già entrati, di diritto, nella storia della televisione e del costume del nostro Paese, una figura emblematica di un certo modo di intendere questa professione, un esempio di come dovrebbe essere il servizio pubblico.
Sosteneva proprio Biagi che fosse opportuno entrare in punta di piedi nelle case degli italiani. Troppe nullità vi entrano sgomitando, urlando, insultando, dicendo cose abominevoli senza che nessuno faccia notare loro che sono, per l’appunto, abominevoli, offendendo il buon senso e, il più delle volte, gli altri ospiti presenti in studio. Mollica ha sempre fatto l’opposto. La sua televisione è stata sempre arte allo stato puro, al pari delle sue interviste e della passione che ha messo ogni giorno in quello che faceva.
Non a caso, gli ha voluto bene un genio come Fellini e si è fatto spesso intervistare da lui un personaggio schivo come De André; tuttavia, lo ammira anche un istrione come Fiorllo, e l’omaggio che ha ricevuto a Sanremo lo dimostra.

Mollica, come detto, resterà, proprio perché ha tenuto la voce bassa mentre troppi la alzavano, in onore delle lezioni ricevute in gioventù da maestri che sapevano farsi ascoltare grazie all’autorevolezza, senza mai sfociare nella violenza e nell’esaltazione smodata di se stessi.
Non ci mancherà, per il semplice motivo che sarà ancora con noi, che lo rivedremo, che ascolteremo ancora i suoi servizi, le sue domande, le sue formidabili battute colme di vita, anche nella fase in cui la salute purtroppo ha cominciato ad abbandonarlo.
Lo abbiamo avuto con noi in assemblea, commosso ma ugualmente in grado di regalarci un racconto dei suoi legato a un’esperienza in Cina a inizio carriera. Una mente lucida, un’ironia e, soprattutto, un’autoironia straordinaria. Vincenzo Mollica, il servizio pubblico in tutta la sua bellezza e utilità.

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