Liliana, Piero e la speranza affidata ai ragazzi

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Una donna ed un uomo e che donna e che uomo, in migliaia nella stessa serata di pioggia battente davanti allo scellerato Binario 21 e subito dopo nel cuore della municipalità a Palazzo Marino: nel segno di “Milano non odia” ma “Milano non dimentica”.

Per Liliana Segre persone d’ogni età in ascolto, che applaudono, che cantano Bella Ciao, che piangono alcuni, elencando memorie di un passato che vorrebbe tornare, giovanissimi che dicono “ora ho capito”, un anziano si sente male – fate corridoio per la barella! -, lettere di donne d’allora dai campi liberati, l’organisieren che tutto pervadeva e l’amara ironia del mai abbastanza rimpianto Gianfranco Maris sulla mole d’informazioni che abbiamo grazie proprio alla mania compilatoria tedesca, le riflessioni riprese da André Glucksmann sull’oggi epoca dell’odio-fai-da-te, neanche uno dei tanti bambini che pianga o chieda di andarsene affascinati come sono dai suoni misti di pioggia battente con parole e suoni, Emanuele Fiano che legge Se questo è un uomo, la studentessa che a scuola aveva ascoltato Liliana Segre e che ora davanti a questa folla bagnata dice d’aver finalmente capito “quel che nel profondo lei voleva dirci: Al di là di ogni ideologia, se metti al centro i diritti umani sei dalla parte giusta“.
Una corsa da cronista sino a piazza Scala, dentro Palazzo Marino, in Sala Alessi, già stracolma per “il tributo” a Piero Scaramucci, tanto piena che inflessibili commessi ti sospingono in un’altra saletta. Radiopopolare, creatura di Piero, nata da una sua costola e che poi lui era tornato ad accudire. Prima ancora la Rai con pezzi di redazione milanese d’allora ed altri “espatriati a Roma” per dovere di carriera, colleghi, direttori, tecnici e tco, Antonino Di Bella autoironico; tutti che annuiscono ricordando. Quindi il sindacato dei giornalisti

dove Piero dapprima con Beppe Giulietti in Fnsi varò Fiesole, che si incarnò in Autonomia e Solidarietà, e quindi creò Nuova Informazione, cioè noi. Piero Scaramucci partecipò all’ultimo congresso Fnsi, ad inizio 2019, guidandone la delegazione ed a me, ch’ero rimasta a casa causa coccolone, fece delle divertentissime telefonate, dove la sprezzatura ch’era il suo approccio distintivo all’osservazione del mondo accompagnava l’analisi politica (e umana). E commentò ironicamente: Venivano da me in processione a salutare la cara salma… Il ricordo dei colleghi dunque non poteva che somigliargli, per non tradirlo: commosso quanto giocoso. Brava Lorenza Ghidini di Radiopop che conduceva con garbo l’alternarsi al microfono. Più serie, talune seriose, talaltre un po’ autoreferenziali diciamolo, le testimonianze del Piero cronista antifascista ma anche dirigente, da Anpi e Aned, con la vergognosa pagina della cacciata dal palco di Pavia l’ultimo 25 aprile. E poi la bomba di piazza Fontana e il “volo” di Giuseppe Pinelli esattamente mezzo secolo fa. Lettura di brani da Una storia quasi soltanto mia e poi ricordi, letture, dialoghi con Licia.
A conclusione della serata prima la Ballata di Mackie Messer suonata dal vivo e quindi un brindisi alla memoria, con qualche scaglia di parmigiano ed il “suo” vino di San Colombano – l’ultimo buen retiro – con le inevitabili battute dei vecchi amici, che da sempre a Piero avevano detto Sei riuscito in tante cose nella tua vita, ma come viticoltore….
Infine direi che va sottolineato l’impegno per la serata di Lamberto Bertolè, come presidente del Consiglio comunale, che di mestiere fa l’insegnante di storia. Col che ai è chiusa la giornata per Liliana e Piero, all’insegna degli studenti, dei e delle giovani speranza di domani.


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