La Viceministra degli esteri Del Re in visita nel Corno d’Africa

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Non si può negare che sin dai primi passi il governo italiano gialloverde ha avuto una notevole attenzione per il Corno d’Africa. Se è vero che la pacificazione tra Etiopia ed Eritrea del giugno 2018 ha favorito l’interesse internazionale per l’area, è altrettanto vero che molto presto il governo gialloverde, nato nello stesso periodo, si è attivato per lo sviluppo dei rapporti con quei Paesi.

Uno dei primi viaggi del Premier Conte, lo scorso ottobre, è stato infatti proprio in Corno d’Africa ed è stato seguito dalla visita dell’11 dicembre 2018 della Viceministra degli affari esteri con delega alla Cooperazione Internazionale Emanuela Claudia Del Re, poi da quello dello scorso aprile della Ministra della difesa Elisabetta Trenta. A conferma dell’incrementarsi dei rapporti con le zone che furono l’Africa Orientale Italiana, la Viceministra Del Re è tornata nei giorni scorsi in Corno d’Africa per una storica occasione.

Il 24 giugno si è recata a Mogadiscio, in Somalia, per presenziare, assieme al Presidente della Repubblica Federale Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo, alla cerimonia di consegna dei diplomi ai primi 131 studenti che si sono laureati in cinque facoltà (economia, veterinaria, giurisprudenza, agraria, pedagogia) dell’Università Nazionale Somala (UNS), risorta nel 2014 dopo l’interruzione dell’insegnamento del 1991, quando esplose la guerra civile. I corsi di studio sono oggi realizzati anche grazie al contributo della cooperazione internazionale italiana. È previsto anche il corso di medicina, della durata di sei anni, che darà i primi medici laureati a Mogadiscio tra due anni.

L’Italia ha sostenuto la ripresa degli studi sin dal 2012 e quest’anno finanzierà 17 borse di specializzazione che verranno attribuite in parità di genere al 50%.

Durante la cerimonia una particolare emozione ha suscitato la vicenda di Jusuf Abikar Shador narrata dal Rettore Prof. Mohamed Ahmed Jumcale e dal Vicerettore Prof. Aden Guled Shabel. Jusuf Abikar Shador studiava ingegneria nell’Università Nazionale Somala quando esplose la guerra civile ma, a differenza di altri suoi colleghi che espatriarono e si laurearono all’estero, lui rimase in patria e ha potuto riscriversi in giurisprudenza solo alla ripresa degli studi laureandosi adesso come migliore allievo. All’UNS sono attualmente iscritti cinque dei suoi figli.

L’Ambasciatore italiano in Somalia Carlo Campanile ha detto che la resurrezione dell’Università Nazionale Somala è avvenuta nel pieno rispetto dei tempi previsti dicendosi ammirato dall’impresa nella quale nessuno credeva all’inizio. I veri vincitori della scommessa culturale sono il Rettore Prof. Mohamed Ahmed Jumcale e il Vicerettore Prof. Aden Guled Shabel che iniziarono il nuovo percorso accademico da una stanza con una semplice scrivania e qualche sedia con docenti volontari che lavoravano gratuitamente.

La Viceministra Del Re durante la cerimonia di consegna dei 131 diplomi di laurea affianco al Presidente della Repubblica Federale Somala Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo. L’occasione della storica cerimonia ha permesso alla Viceministra Del Re, accompagnata anche dal suo Capo di gabinetto Carlo Batori, di intrattenersi con le autorità somale su molti argomenti. Il Presidente Farmajo ha teso la mano all’Italia auspicando un aumento della presenza economica italiana date le molte opportunità che offre la Somalia assicurando il suo sostegno alla prossima organizzazione di un Business Forum Italia-Somalia. La Viceministra Del Re ha assicurato dal canto suo il sostegno dell’Italia alla stabilizzazione del Paese, anche in vista delle prossime elezioni, ed allo sviluppo della regione. Gli interlocutori hanno espresso apprezzamento e gratitudine per il sostegno dell’Italia alle istituzioni accademiche somale. La Viceministra ha incontrato, tra gli altri, il Vice Primo Ministro Guled, il Ministro dell’Educazione, della Cultura e dell’Istruzione Superiore, Abdullahi Godah Barre, la Ministra della Sanità, Fawzyia Nure e il Ministro di Stato agli Affari Esteri, Abdulkadir Ahmed Kheyr Abdi.

La visita a Mogadiscio della Viceministra Del Re era stata preceduta da quella in Etiopia dove, tra il 19 e il 20 giugno, ha accompagnato ad Addis Abeba una folta delegazione di imprenditori italiani coordinati da Confindustria, dall’Istituto per il commercio estero (ICE), dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e dal Ministero dello Sviluppo Economico. Complessivamente erano presenti 34 imprese e 2 banche appartenenti ai comparti dell’agricoltura, della meccanica agricola, delle infrastrutture e trasporti, del tessile e della concia: tutti molto interessati ad interloquire sia con imprenditori italiani già presenti sul posto che con imprenditori locali il cui dinamismo è attestato da un progresso del 10% del PIL all’anno negli ultimi dieci anni.

Purtroppo, se uno dei motivi di grande interesse dell’imprese italiane per l’Etiopia è la stabilità politica, il clima è stato funestato dal tentativo di colpo di Stato messo in atto domenica 23 giugno. A Bahir Dar, capoluogo dello stato dell’Amhara, uno dei nove stati regionali che compongono lo Stato federale etiope, un commando guidato dal capo della sicurezza dell’Amhara ha fatto irruzione durante una riunione in cui si discutevano misure contro il reclutamento militare su base etnica uccidendo il Presidente della Regione Ambachew Mekonnen e il suo consigliere Ezez Wassie, mentre il Procuratore generale Migbara Kebede è rimasto ferito per morire anche lui nei giorni successivi a causa della gravità delle ferite riportate. Poche ore dopo, ad Addis Abeba, il Capo di Stato Maggiore delle forze militari Seare Mekonnen è stato ucciso nella sua abitazione dalla sua guardia del corpo che ha ucciso anche un altro generale in pensione che si era recato a fargli visita. In tutto, quindi, sono deceduti diversi alti personaggi della vita pubblica etiopica e l’ideazione della rivolta è stata attribuita al Generale Asamnew Tsige che a sua volta il 24 giugno scorso è stato ucciso vicino a Bahir Dar dai militari dell’esercito etiopico mentre tentava la fuga. Era potuto uscire dal carcere grazie all’amnistia di appena un anno fa, dove era rinchiuso per un analogo tentativo di golpe sin dal 2009, quando era stato arrestato assieme ad altri membri dell’organizzazione antigovernativa Ginbot7.

Il Portavoce del Primo Ministro Abiy Ahmed Ali ha quindi potuto affermare che la situazione era sotto controllo, sia a livello centrale che locale, definendo l’accaduto un “golpe regionale”, ma ammettendo che il fallito putsch “mira a sabotare la pace conquistata a caro prezzo nella regione”.

Fonte: http://primavera-africana.blogautore.repubblica.it/2019/07/01/la-viceministra-degli-esteri-del-re-in-visita-nel-corno-dafrica/?ref=RHPF-WB


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