Ci fu trattativa Stato-Mafia in Salento? Il complesso caso-Carmiano

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Qualche centinaio di chilometri di distanza, a sud del sud, terre di muretti e sole caldo, di mare e cibo buono. E di mala. Di quella che ammazzava con lupara e tritolo, e di quella che ammazza contaminando tessuto produttivo e sedendo nei centri di potere.

Cambiano i tempi, gli strumenti, ma il risultato si chiama paura e inquietudine e pagine e pagine di informative vergate dalle forze dell’ordine. Ieri come oggi. Corleone e Carmiano, Sicilia e Puglia (Salento), non sono poi così lontane. Come non lo sono tutti i luoghi del Belpaese, in cui la criminalità organizzata allunga i suoi tentacoli.

Le dinamiche del malaffare non conoscono stanca, nonostante i colpi di benna della magistratura.

E così succede che un piccolo comune della provincia di Lecce, Carmiano, poco più di 12mila abitanti, la maggior parte persone perbene che cercano a fatica il loro posto al sole nella tranquillità, sia presente sulle cronache come mai in passato, da cinque anni a questa parte. Forse qualcosina in più.

Non c’è il boss oriundo, qui, sia chiaro. Ma una cappa asfissiante, che si taglia a fette, s’insinua nei capannelli di discussione vicino ai bar, nelle riunioni carbonare quasi lontano da occhi indiscreti e orecchie troppo aperte.

E si sente la paura.

Perché la Sacra Corona Unita, che a un pugno di chilometri, a Monteroni, ha dato i natali a boss blasonati come Mario Tornese – oggi detenuto –secondo le forze dell’ordine ha esteso la sua longa manus proprio qui. In un comune che pareva tranquillo e la cui posizione oggi è al vaglio del Viminale, su richiesta della prefettura di Lecce, per l’avvio dell’iter che potrebbe portare a un commissariamento per mafia.

Trovare il bandolo della matassa è complicato, senza prima ricostruire il fitto reticolato di conoscenze, centri di potere e forze del mondo di mezzo. Il terreno più fertile, per la mala.

Cosa accade, a Carmiano?

-Accade intanto che il sindaco, Giancarlo Mazzotta, nome di spicco di FI, al suo secondo mandato, è stato rinviato a giudizio il 12 marzo per estorsione aggravata da metodo mafioso e altri reati insieme a due nomi noti alle cronache e per gli inquirenti attivi nel clan Tornese della Scu:  Saulle PolitI,  e Giovanni Mazzotta, peraltro cugino del primo cittadino.

-Il rinvio nasce da un’indagine del 2014 del Ros di Lecce: Giancarlo Mazzotta avrebbe commesso reati per far eleggere il fratello nel cda della BCC di Terra d’Otranto, cassa rurale con sedi a Carmiano Lecce e altri comuni salentini. C’è anche un’inchiesta per riciclaggio in corso. Un’inchiesta difficile, che ha portato anche alla ricusazione del gup della prima udienza preliminare poiché cognato di uno degli attuali componenti del cda di quella Bcc.

Il pool di Palazzo Koch in una lunga relazione vergò della “progressiva egemonizzazione del cda, interferenza dell’organo gestorio nell’operatività aziendale, condizionamento delle valutazioni istruttorie in materia creditizia”,

-Quella Bcc  secondo gli inquirenti doveva essere usata come lavatrice della mala. All’epoca dell’inchiesta fu commissariata, poi si andò ad elezioni nel 2016 e si voterà di nuovo tra circa un mese. ICCREA è stata chiara e fiscale: lista unica, componenti senza ombre, pena l’accorpamento ad altro istituto o chissà cos’altro. Una lista c’è già, nomi ritenuti in qualche modo vicini anche solo per amicizia al primo cittadino sarebbero stati espunti, senza se e senza ma. Ma c’è un’altra settimana, per eventuali colpi di scena (e in questa vicenda non ne sono mancati).

-Il primo cittadino, definitosi sempre estraneo ai fatti e vittima di errori giudiziari e macchina del fango, lo scorso febbraio ha chiesto la costituzione di parte civile della sua giunta contro la Scu, con riferimento al processo dato da un’altra operazione, che ha portato alla sbarra proprio il coindagato Saulle Politi. Per alcuni una mossa ad effetto, per altri la ricerca di un patentino di antimafiosità.

– Negli ultimi anni inoltre, e fino al 4 marzo scorso, il primo cittadino di Carmiano è stato oggetto di diversi atti intimidatori: il ritrovamento di una testa di maiale mozzata davanti alla porta di casa, il recapito di una lettera con gravi minacce scritte utilizzando simboli celtici, una serie di gravi scritte sui muri del municipio e di altri stabili di Carmiano contenenti frasi come “sindaco mafia” e “sindaco truffatore paga li cristiani” che portarono il primo cittadino a chiedere un incontro all’allora prefetto di Lecce Claudio Palomba, e ancora una molotov contro l’abitazione privata e un presunto attentato dinamitardo, il 4 marzo scorso, ai danni di Eurogarden, struttura ricettiva di San Foca di proprietà della famiglia Mazzotta. In questo ultimo caso, secondo gli ultimi riscontri dei carabinieri, gli attentatori volevano la deflagrazione, sventata solo a causa della disattenzione di chi aveva preparato gli ordigni, facendo accidentalmente bagnare la miccia nella sabbia del litorale. 

-Ancora, il nome del sindaco azzurro, compare nei verbali di ascolto del boss pentito della SCU Tommaso Montedoro oggi detenuto, che riporta a galla la vicenda Bcc e nelle dichiarazioni di Fernando Olivieri, detenuto a Torino, in questo caso per la compravendita di un terreno sul litorale  un tempo del clan, dato in concessione al comune di Porto Cesareo (Le). Per questo ultimo episodio è in corso una indagine scaturita da tre attentati dinamitardi messi a segno nel 2012 proprio nella marina, due ai danni del sindaco e uno ai danni di un professionista (nel cui studio si trovava il Mazzotta pochi minuti prima della deflagrazione).

-Il consenso nei confronti del sindaco di questo piccolo centro del Salento, è testimoniato dal plebiscito alle urne, nel 2015, mentre imperversava l’inchiesta Bcc. Venne rieletto : su 8mila32votanti, 5mila701 scelsero lui.

-Dubbi e dissenso invece, vengono manifestati in pubblico da pochi, e da altri davanti a forze dell’ordine e giornalisti. Alla ricerca di un rapporto di fiducia e di una cappa di protezione che in qualche modo non li esponga. 

C’è omertà, in Salento come in Sicilia. C’è paura. E c’è fame. La mafia arriva quasi sempre prima dello Stato, ma poi chiede conti salatissimi a vita. Ecco perché Corleone, Carmiano e mille altri luoghi d’Italia potrebbero essere accostati. 

Ma c’è un grido, quello della gente perbene, che va ascoltato anche se arriva strozzato.

E ha bisogno di fiducia. E chiarezza.

Quella che stanno cercando, in Salento, prefettura, procura e forze dell’ordine. Non ci sono condanne, oggi, né sentenze passate in giudicato. C’è la necessità, per tutti e a garanzia di tutti, di sentire la presenza dello Stato migliore.


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