Giornalisti aggrediti da esponenti neofascisti. Un elenco così lungo che si potrebbe parlare di emergenza

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Federico Marconi lo ha ammesso subito. Ha detto che ha “avuto paura” quando è stato accerchiato e aggredito da un gruppo di  manifestanti neofascisti durante la commemorazione di Acca Larentia a Roma. “Non potevamo fuggire”, ha aggiunto il giovane cronista de L’Espresso cui nelle ultime ore è andata la solidarietà dei vertici del mondo dell’informazione. Marconi si trovava nei pressi del luogo della commemorazione, al Verano, insieme al collega Paolo Marchetti quando esponenti di Avanguardia Nazionale li hanno visti scattare delle foto, li hanno raggiunti e si sono fatti consegnare la scheda con le foto, con fare minaccioso. Un episodio gravissimo che intacca alla base la libertà di stampa e ripropone l’esistenza e la boria di  movimenti che puntano alla ricostituzione del partito fascista, il che “sarebbe vietato” dalla Costituzione vigente. I metodi sono gli stessi, da squadristi. E gli obiettivi da combattere sono i giornalisti, quelli del gruppo Gedi in modo particolare, più volte sotto attacco. Ma tutti i cronisti che hanno indagato sulla nuova vita dei movimenti fascisti nonché sugli intrecci economici e finanziari che alimentano la loro propaganda e le manifestazioni, nonché le coperture politiche talvolta evidenti, hanno subito minacce sulla rete o anche dirette, aggressioni verbali e fisiche come in quest’ultimo caso. Un elenco così lungo che si potrebbe parlare di emergenza.
C’è Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica che a lungo ha indagato sull’onda nera al nord e sui legami che questa ha con le tifoserie dei grandi club; ogni volta che presenta il suo ultimo libro “Nazitalia” deve avvertire la digos locale e andare con la scorta e puntualmente si presentano attivisti di destra. Ci sono Andrea Palladino e Andrea Tornago che hanno pubblicato proprio per L’Espresso inchieste sulla nuova destra e anche sui camerati di Casapound abusivi nello stabile di Roma. E ancora: Federico Gervasoni “inseguito e minacciato” per aver documentato la rinascita dell’estrema destra a Brescia. Sempre Andrea Palladino per l’inchiesta su Generazione Identitaria. C’è addirittura una blogger-giornalista, Francesca Totolo, collaboratrice de Il Primato Nazionale di Casapound, che negli ultimi mesi ha preso di mira tutti i cronisti che si sono occupati della questione migranti e delle nuove norme sull’accoglienza. E dunque nell’ordine ha attaccato Sergio Scandurra di Radio Radicale, Nello Scavo di Avvenire, Eleonora Camilli del Redattore Sociale, Annalisa Camilli per un’inchiesta sui migranti pubblicata da Internazionale, Alessandra Ziniti di Repubblica. Prima di loro era toccato a Daniele Piervincenzi essere aggredito fisicamente mentre stava lavorando con Edoardo Anselmi per un servizio Rai sui rapporti tra Casapound e clan Spada in vista delle elezioni amministrative. Non passa giorno o servizio giornalistico sulla destra profonda che non sia accompagnato perlomeno da insulti sui social e minacce, anche di morte, senza che questo sia ritenuto scandaloso né un fatto degno di una seria inchiesta sulle responsabilità penali.


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