La Finanziaria tra bocciature europee e allarmismi mediatici

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Mentre le nuvole del maltempo autunnale colpiscono il martoriato territorio del nostro paese, altri temporali mediatici si accaniscono contro la manovra finanziaria, già di per sè traballante, “opera prima” di un governo “giallo-verde” che pecca di orgoglio e sciatteria.

Trovo, intanto, opportunistico e autolesionista questo “accalorarsi” sulle procedure della Commissione Europea, che, ricordo, è uno dei 3 organi dell’Unione, insieme al Consiglio e al Parlamento, e quindi, seppure agisce da governo “supplente”, non ha un potere definitivo e sanzionatorio tout court. Basterebbe chiedere ai nostri rappresentanti nell’Europarlamento ai membri permanenti del Consiglio di sottoporre la finanziaria ad una procedura “terziaria”, il Trilogo, che tutto si bloccherebbe, finché non se ne discute anche con Consiglio e Parlamento. Gli stessi commissari che vogliono sanzionare l’Italia (Juncker, Moscovici, Dombrovskis, ecc.) non rappresentano già nessun paese di loro provenienza. I loro rispettivi partiti si sono ridotti enormemente d’influenza alle ultime elezioni e nessuno di loro troverà un posto in Europa. E in ogni modo, dopo le elezioni di Maggio 2019 ci sarà una maggioranza al Parlamento e nella Commissione diversa dalla presente. Una destra sovranista, euroscettica, razzista, demagogica e iperliberista sta sopravanzando i due partiti storici, democristiani e socialdemocratici, che insieme governavano le istituzioni comunitarie. Le stesse realtà più democratiche e progressiste, come i Verdi tedeschi e la sinistra radicale spagnola, francese, portoghese e greca, hanno nel loro programma l’obiettivo di modificare radicalmente l’Unione Europea.

Inoltre, non mi pare che gli altri 4 o 5 stati, tra cui Francia, Spagna, Portogallo (senza parlare dell’annoso surplus fuorilegge della Germania), che hanno presentato Documenti di Programmazione con l’extra-deficit più alto del nostro, abbiano ricevuto analoghe lettere di reprimenda. Assurda procedura EXTRA-LEGEM quest’ultima che sa di “INTIMIDAZIONE” politica vera e propria al governo grillino-leghista, ancor prima di aver ricevuto la Finanziaria integrale (arrivata solo mercoledì sera in Parlamento), e senza aver letto le controdeduzioni del governo italiano, o di aver riunito gli organi di revisione e posto il procedimento alla riunione generale della Commissione.

Ricordo, poi, che non sono i Commissari, in quanto tali, espressioni politiche del loro rispettivo paese, a preparare i Dossier e indicare le sanzioni. Ma sono dei funzionari “solerti”, profumatamente pagati (che alla fine anticipata delle loro carriere vengono spesso ingaggiati da lobbies o da grandi gruppi finanziari e banche d’affari), coloro che detengono il vero potere. Dov’è allora la “democrazia europea”? Questo governo arruffone, che sa molto di antico “centrosinistra”, sovranista e razzista, ha certamente partorito una Finanziaria in dissonanza con le precedenti, tutte con extra-deficit non sanzionati, ma purtroppo improntate all’austerità e alla depressione economica e sociale, che hanno incrementato il rapporto del Debito al 132%, aumentato la pressione fiscale. E soprattutto hanno spianato la strada alla vittoria dei due partiti anti-sistema.

Mi sembra, inoltre, uno sport autodistruttivo, quello praticato da molti giornali e dai media in generale, applaudire a qualsiasi critica che viene da organismi europei, da analisti di testate internazionali o inorgoglirsi per gli aumenti dello Spread, per poi, invece, tacere, appena le Agenzie di Rating (poco neutrali, zeppe di conflitti di interessi, ma pur sempre dotate di strumenti di giudizio più completi) forniscono giudizi non del tutto negativi.

Vorrei aggiungere, ora che arriveranno gli “stress-test” per le nostre Banche, che queste non sono in grande pericolo, mentre la tedesca Deutsche Bank è sull’orlo del collasso e con lei anche altri istituti francesi, inglesi e spagnoli non se la passano bene. E poi saremmo noi i “malati” dell’Europa? Per fortuna che la stampa internazionale di settore ne parla, mentre i nostri giornali non ne fanno cenno.

Forse leggo male i giornali, ma a quanto se ne sa chi rischia di più è quella banca senese già fallita e resuscitata con miliardi dei contribuenti italiani, l’MPS, “salvata” da Renzi e Padoan! Sulla stampa internazionale si parla solo di un’esposizione eccessiva, ma perché “ha in pancia” molti debiti sovrani italiani, di Unicredit; mentre c’è allarme rosso per la Deutsche Bank. Solo che parlare criticamente della Germania “uber alles”, non “fa fino”, evidentemente, e si rischia di dare ragione all’esperto ministro dell’economia Tria.. Eppoi, si resta stupiti se i Verdi Grunen vincono le elezioni dei Landertedeschi, i nazionalisti di AFD avanzano e la Merkel in pratica ha abdicato.

Infine, in merito ai recenti moniti, sulla falsariga della Commissione Europea da parte di Giuseppe Guzzetti e Ignazio Visco. Ma loro a chi rispondono? Banca Italia è partecipata nel consiglio dei soci dalle stesse banche private (le quote maggiori sono di Banca Intesa, Unicredit, Cassa Risparmio Bologna e Assicurazioni Generali). Guzzetti (democristiano di lungo corso, già senatore DC e presidente DC della Regione Lombardia), viene ritenuto “padre della legislazione sulle Fondazioni bancarie”, il grimaldello che ha permesso l’invadenza dei politici dentro le banche e nell’elargizione dei finanziamenti “incagliati” alla clientela amica, è presidente della Fondazione Cariplo e dell’ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, che riunisce tutte le fondazioni bancarie). Visco, a sua volta, nonostante il potere da Governatore e alla storica indipendenza di Palazzo Koch, deve comunque rispondere alla BCE e coordinarsi con la moral suasion dei grandi soci dell’ACRI e dell’ABI. Non vi sembra tutto ciò piuttosto “portatore di conflitti di interesse”? E i grandi gruppi editoriali, che dipendono dai crediti delle grandi banche e che hanno come azionisti imprenditori a loro volta detentori di pacchetti azionari in banche e imprese, che dipendono spesso dalle scelte delle istituzioni pubbliche?

Ecco, allora, che il compito di una stampa libera, autonoma, con la “schiena libera” è quello di andare a fondo nelle analisi dei fatti, dei documenti e delle dichiarazioni; non farsi influenzare dai ruoli istituzionali e “padronali” di quanti ci propongono le loro versioni. Di allargare l’orizzonte fuori dai confini italiani. Mai come in questa fase convulsa della democrazia italiana, realmente in pericolo, abbiamo bisogno di indipendenza di giudizio e di non lasciarsi determinare dai propri “sentiment” politici.


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