Dimmi come parli. Il ministro Fontana e la Legge Mancino

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“I fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano (..) Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano.”
Dopo aver letto questo demenziale messaggio esternato su Facebook dal Ministro per la famiglia, Lorenzo Fontana, mi è venuto in mente quell’adagio di antica saggezza che fa: “dimmi come parli e ti dirò chi sei”.

Le parole contano, in politica, più dei fatti; ci sono parole usate per sedurre, parole usate per suscitare emozioni, parole per dividere e parole per unire, parole per ingannare e parole per nascondere le verità amare.
Le parole del Ministro Fontana, proprio per la loro assurdità anche lessicale, ci rivelano molte più cose di quanto potrebbe sembrare a prima vista.
Occorre premettere che la c.d. legge Mancino (Legge 25 giugno 1993, n. 205, con la quale è stato convertito, con modificazioni, il decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, recante misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa) introduce delle misure legislative con le quali sostanzialmente viene data attuazione alla Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, adottata dall’ONU il 21/12/1965 e ratificata in Italia con legge n. 654 del 13 ottobre 1975. La Convenzione trae origine dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e si basa sul presupposto che “la discriminazione tra gli esseri umani per motivi fondati sulla razza, il colore o l’origine etnica costituisce un ostacolo alle amichevoli e pacifiche relazioni tra le Nazioni ed è suscettibile di turbare la pace e la sicurezza tra i popoli nonché la consistenza armoniosa degli individui che vivono all’interno di uno stesso Stato”.
In base all’art. 4 della Convenzione, gli Stati contraenti condannano tutte le condotte: “che pretendano di giustificare o di incoraggiare ogni forma di odio e di discriminazione razziale, e si impegnano ad adottare immediatamente misure efficaci per eliminare ogni incitamento ad una tale discriminazione od ogni atto discriminatorio, tenendo conto, a tale scopo, dei principi formulati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Di conseguenza, gli Stati contraenti hanno l’obbligo di:
“a) dichiarare crimini punibili dalla legge, ogni diffusione di idee basate sulla superiorità o sull’odio razziale, ogni incitamento alla discriminazione razziale, nonché ogni atto di violenza, od incitamento a tali atti (..)
b) dichiarare illegali ed a vietare le organizzazioni, le attività di propaganda organizzate ed ogni altro tipo di attività di propaganda che incitino alla discriminazione razziale e che l’incoraggino, nonché a dichiarare reato punibile dalla legge la partecipazione a tali organizzazioni od a tali attività”.

La legge Mancino ha dato tardivamente attuazione a tali obblighi, punendo le condotte volte a diffondere l’odio razziale e l’incitamento a compiere atti di discriminazione o di violenza per motivi razziali, etnici o religiosi, nonché mettendo fuori legge le organizzazioni che si prefiggono di realizzare tali condotte e prevedendo un’aggravante specifica per tutti i reati commessi per finalità di discriminazione o di odio razziale.
Chi si ribella alla legge Mancino (la cui abolizione rientra nel programma politico di Forza Nuova) in realtà contesta la Convenzione dell’ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale ed il suo fondamento, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, che costituisce una pietra miliare nello sviluppo della civiltà umana.
Fatta questa premessa, è più facile comprendere lo strampalato linguaggio del ministro Fontana. Quando si parla di “globalisti” che svolgerebbero un’attività antinazionale, l’espressione rivela una vera e propria idiosincrasia per il presupposto su cui si fonda l’edificio dei diritti umani: l’universalità.
Se si espunge l’universalità, il discorso dei diritti umani si rovescia nel suo contrario, in fondo anche il Ku Klux Klan rivendicava la fratellanza, ma la voleva “bianca”.
Per questo dobbiamo essere grati al ministro Fontana, con la sua provocazione sulla legge Mancino ha aperto uno squarcio su sè stesso, lasciandoci intravedere la verità della sua cultura politica.


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