Ripabottoni, oh piccola Ripabottoni!

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In quella fatidica notte dell’8 ottobre 2016, il piccolo paese di Ripabottoni ha aperto le braccia per accoglierci. Molti potevano non sentirsi a loro agio per il nostro arrivo,contro il quale avevano a lungo opposto resistenza, tuttavia non ci fu nessun atteggiamento maligno nei nostri confronti quando alla fine ci arrivammo.
La mattina presto del 9 ottobre alcuni di noi (i migranti appena arrivati) scesero per le strade del paese, godendosi la magnifica brezza fresca di una bellissima mattina d’autunno. Quasi tutti coloro che incontravamo ci mandavano sorrisi e saluti; “Ciao, ciao” dicevano. E noi rispondevamo alla stessa maniera. Anche se le espressioni sui volti di una parte di abitanti del posto non sembravano promettere bene, mantenemmo un atteggiamento composto e rispettoso.

Senza indugi, eravamo determinati ad andare avanti. Proprio all’entrata del paese ci imbattemmo in un bar. Lì fummo accolti da un travolgente “ciao”che mi provocò un brivido. Le persone erano estremamente felici di vederci vicino al bar. Subito una donna ci fece entrare e offrì a ciascuno di noi una tazza di caffè. Prendemmo il caffè con un sospiro di sollievo. Anche se era difficile capirsi a causa della barriera linguistica, c’era comunque una soddisfazione completa scritta sul viso di tutti. Diventò una consuetudine, e non passò una settimana  senza che, vedendoci passare, porgevano le mani verso di noi offrendoci tazze di caffè. Fu davvero un momento di estasi che sarebbe stato apprezzato per sempre.

Non c’erano problemi. Le persone erano davvero molto accoglienti. Così, molto rapidamente l’amore cresceva sempre di più e man mano la chiesa e le persone ci rifornivano di vestiti e scarpe. Tutti, molto rapidamente, fummo piacevolmente rivestiti. L’ospitalità era davvero unica, se non addirittura incomparabile. I primi giorni della nostra vita a Ripabottoni furono davvero momenti da apprezzare.
L’unica triste esperienza nei primi giorni del nostro arrivo fu il rapporto con il proprietario del bar centrale del paese. Ci disse che non avremmo dovuto usare i computer del bar, perché erano destinati ai suoi clienti e, curiosamente, anche noi prendevamo qualcosa al bar, anche se potevamo permetterci solo cose poco costose come tè o caffè. Secondo lui la nostra presenza era una distrazione per i suoi clienti. Il centro reagì perfettamente a questa situazione fornendoci rapidamente un computer portatile e collegandolo a internet per permetterci di usarlo. Fu installato anche un televisore per guardare il calcio e le notizie. Non molto tempo dopo, i brutti pensieri di condanna e forse di odio furono dimenticati poiché tutti avevano un loro telefono. Dopo ogni tempesta c’è sempre il sereno.

Tutto nella vita ha un lato bello, ma non tutti riescono a vederlo. Così, in ogni caso, nella vita ci sarà qualcuno che ti ferirà, e questo servirà comunque da lezione. Ci sono alcune persone che sembrano sempre arrabbiate e cercano continuamente conflitti. Questo non perché siano state offese, ma per il semplice fatto che l’odio le ha accecate.
Nonostante questa paura, c’era ancora un rapporto molto stretto con le persone che incontravamo ogni giorno uscendo. Frequentemente osservavamo la squadra del paese che giocava le partite sul campo di calcio. Un bel giorno il capitano della squadra di calcio ci propose di giocare una partita amichevole con loro un giovedì sera, e noi subito accettammo l’invito. La sera della prima partita fu entusiasmante e questo segnò l’inizio di una unione che poi è proseguita e ha rafforzato il ruolo di 7 dei giocatori della squadra. In quella occasione, a ciascuno dei giocatori fu dato un paio di scarpe da calcio e si continuò a giocare ogni giovedì sera.

Al centro Xenia di Ripabottoni c’era una meravigliosa convivenza tra lo staff e gli ospiti. Sarebbe davvero difficile trovare altrove il tipo di affetto e comprensione che esisteva lì. È stato davvero senza precedenti. Quindi, continuano a persistere nella mia mente le speranze di trovare in un altro posto delle persone con un cuore come il loro. Potremmo cercarle e ricercarle nel mondo, senza ritrovare quella stessa armoniosità. Avrebbero potuto fare chilometri e chilometri, di propria spontanea volontà solo per sostenerci. Quando a settembre ci siamo iscritti a scuola, dalle loro case hanno portato zaini quasi per tutti. All’inizio della scuola, a ottobre, praticamente tutti avevano la propria borsa per la scuola.
C’è da essere molto grati alla gestione e allo staff del centro per quanto riguarda l’ospitalità e la generosità. Personalmente mi è stato donato un computer portatile, una chiavetta usb, un libro di favole scritto in italiano e un dizionario italiano-inglese per aiutarmi nella mia scrittura e studio dell’italiano. Ho un supporto e un aiuto continuo nella traduzione delle mie storie in italiano. Tale tipo di buon cuore è naturale. Non è passato un solo giorno senza che io abbia ricevuto un incoraggiamento dalla gente nel proseguire il mio lavoro di scrittura. E con la direttrice del centro si era pianificato di avviare un corso di lingua inglese con le persone del posto che fossero state interessate a imparare l’inglese.

Queste cose sono davvero incredibili. Molte volte ci hanno dato vestiti e articoli come telefoni cellulari, auricolari e carica-batterie pagati di tasca loro. Non riusciremo mai a ringraziarli abbastanza. Non riuscirò mai, per il resto della mia vita, a trovare le parole giuste per ringraziarli. Quindi, tutto ciò che spero per loro è la benedizione di Dio.
Una delle cose straordinarie che abbiamo ricevuto è stata la rara opportunità di poter partecipare a un corso importante, senza pagare un centesimo. L’intero corso Basic Life Support with Defibrillation, (BLSD) è stato organizzato dal centro. Alla fine tutti noi abbiamo ricevuto un attestato.
Ci sono stati momenti belli, altri più belli ancora, per alcuni vale la pena scrivere. Abbiamo vissuto momenti così straordinari che non potevamo che restare senza parole. Tutti provarono sentimenti di gioia e di apprezzamento quando dalla chiesa ricevettero degli orologi, ogni ospite del centro ebbe il proprio. Grande è stato il momento in cui la nostra vicina più prossima, una che tutti noi abbiamo considerato una madre, perché come tale si preoccupava per noi, la mamma Mariantonietta Sauro, ha portato e ha regalato a tutti gli auricolari per il telefono, nuovi di zecca. Questi sono stati momenti che hanno portato gioia a tutti, tutti insieme, quindi saranno sempre conservati come un bellissimo ricordo.

L’amore di questa gente di buon cuore non sarà mai dimenticato sin dalla prima volta in cui ne ho fatto esperienza. Mi ricorderò per sempre la sera in cui mi sono seduto allo stesso tavolo con Miriam Sauro e i suoi genitori a casa loro. È  davvero un ricordo molto affettuoso. Sono davvero debitore nei confronti di quella famiglia. Molti hanno sorriso con noi quando tutto andava bene e sono anche stati con noi per consolarci quando è accaduto il contrario, come nel caso della morte del nostro caro fratello Abdou Jallow, che è stata uno dei momenti più tristi giù al centro. È una bella consolazione sapere che altre persone sono con te quando sei addolorato.

Ora che il centro non c’è più, non ci vediamo più come prima. Ci siamo separati ma resteremo per sempre vicini. Ci staremmo già lamentando ora, se non fosse per le frequenti visite instancabili e le parole di incoraggiamento dei membri del nostro centro chiuso e della mamma Mariantonietta. Le loro incessanti visite ai nostri nuovi centri resteranno per noi un’esperienza indimenticabile. Di volta in volta, continuano a mandarci messaggi, a chiamarci, ad andare e venire da noi come angeli inviati da Dio per tenerci al sicuro. Non è una sorpresa per nessuno di noi. Le brave persone sono come le candele, spesso si bruciano per dare luce agli altri.
Nessuno può fermare la brava gente.
Con voi, per sempre.
*Lamin Darboe è nato in Gambia nel 1980 è laureato, insegnava la lingua Inglese nelle scuole superiori prima di partire per l’Italia. Ha lasciato il suo paese nell’ agosto del 2015 e si è diretto verso la Libia  attraversando diverse nazioni. È giunto in Italia dopo aver viaggiato in mare per 5 lunghi giorni.

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