Isola Capo Rizzuto, aggredite troupe televisive

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Tre troupe televisive sono state aggredite, una quasi investita, a Isola di Capo Rizzuto mentre documentavano il seguito dell’inchiesta “Johnny” della Dda di Catanzaro. Solo per aver cercato di riprendere la chiesa e la canonica dove operava uno dei fermati, don Scordio, e per aver provato a raccogliere qualche testimonianza sul posto, la troupe di Rai News 24 è stata minacciata di morte da due uomini usciti dalla stessa canonica. Uno dei due aveva un sacchetto in mano con dei panini che, a suo dire, stava portando ai poveri come gli ha “insegnato don Scordio”. L’altro invece si è avvicinato al cameraman minacciandolo pesantemente. I due poi sono saliti su una monovolume bianca che si è lanciata sull’altra troupe di Piazza Pulita di La7, poco distante.

I giornalisti di Rai News intanto erano saliti di corsa in macchina cercando di scappare, ma sono stati inseguiti da una Fiat bianca e bloccati in un vicolo cieco. Mentre continuavano a minacciarli gli scattavano foto. Cosa che a quel punto ha fatto anche la collega di Rai News Angela Caponnetto mentre avvertiva i Carabinieri. Solo a quel punto gli aggressori se ne sono andati. Secondo quanto è stato possibile apprendere, anche una terza troupe ha denunciato ai Carabinieri la stessa aggressione ed un’altra ha deciso di andare in giro scortata.

«Io – ha detto la collega Angela Caponnetto – ho solo una preoccupazione: quella per la mia troupe che è del luogo ed è stata fotografata. Questo fa capire il clima che si respira quando si toccano gli interessi delle cosche. Bisogna respirarlo per capirlo questo clima a Isola di Capo Rizzuto, dove i clan si sono spartiti la torta dei migranti rubando la dignità dei richiedenti asilo e i soldi allo Stato e agli italiani, dando lavoro a decine di ragazzi che altrimenti qui farebbero la fame. Per questo si sentono forti, perché si sentono padroni del territorio. E aggredire i media altro non è che la loro bieca dimostrazione di forza per marchiare la zona».

Preoccupazione per quanto accaduto è stata espressa dal presidente Giuseppe Giulietti, dal segretario generale Raffaele Lorusso e dal responsabile dei progetti per la legalità della Fnsi, Michele Albanese. «Lavorare in territori così difficili per garantire al Paese una libera informazione diventa sempre più difficile e rischioso. Ci auguriamo – dicono Giulietti, Lorusso e Albanese – che le forze dell’ordine identifichino i soggetti che hanno aggredito e minacciato i colleghi e che la magistratura verifichi le ragioni per le quali sono scattate le aggressioni ed in particolare se gli aggressori hanno rapporti di parentela con le persone fermate nel corso dell’operazione della Dda di Catanzaro. Nei territori infestati dalle mafie il ruolo dell’informazione diventa importantissimo e quanto accaduto ad Isola Capo Rizzuto testimonia come le famiglie di ‘ndrangheta temono sia l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, ma anche quella dell’informazione, grazie alla quale la società civile prende coscienza della loro pericolosità».


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