Il silenzio de l’Unità.  Prosegue lo sciopero dei lavoratori del quotidiano fondato da Gramsci. Attestati di solidarietà con appelli al Pd

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I computer nella redazione de l’Unità sono spenti; i cellulari (ormai quasi tutti i giornalisti ricevono le chiamate direttamente sui loro telefoni) non squillano, non emettono strani brontolii né estratti musicali più o meno storpiati. Nessuno discute, litiga per un titolo, ride per una battuta, propone un articolo né controlla le agenzie di stampa. Lo sciopero a oltranza dei giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci lascia le stanze nel silenzio. Il silenzio di una testata che ha come editore per l’80% il Gruppo Pessina, per il 20% il Partito Democratico.

Dietro lo sciopero non ci sono esclusivamente la volontà e la determinazione di ottenere il dovuto riconoscimento dei nostri diritti e la certezza degli stipendi. C’è la volontà di ottenere una buona volta dall’azienda un vero progetto industriale che includa anche un sito web. E poiché le battaglie si combattono anche online, è stata creata una pagina Facebook, Lavoratori de l’Unità, dal fondo rosso squillante.  Andateci e condividete (non fate caso se il tono un po’ altisonante richiama qualche frase celebre, ogni tanto ci vuole). Intanto Sergio Staino, vignettista storico della testata da quando era molto più giovane di oggi e nostro direttore da settembre ai primi di aprile prima che la guida passasse al caporedattore Marco Bucciantini, ha disegnato una vignetta in cui la figlia di Bobo dice di avvisare il Pd dello sciopero: una sua battuta sintetizza tutto o quasi.

Da Emiliano a Fassina

Sulla vertenza cominciano ad arrivare attestati di solidarietà. Dopo Gianni Cuperlo e Cesare Damiano, dal Pd Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia e leader di Fronte Democratico, dichiara: “Sarebbe quanto mai insopportabile, se confermato l’atteggiamento della proprietà che avrebbe riconosciuto il diritto al salario dei lavoratori solo qualora fossero riusciti a conculcare i diritti di ex colleghi e già riconosciuti dal giudice del lavoro. Il Pd che è socio, sia pur di minoranza, si opponga ai licenziamenti collettivi ipotizzati dalla proprietà e concorra a definire una procedura che rilanci il giornale fondato da Gramsci proprio nell’anno in cui ricorrono gli ottant’anni della sua morte”.

Da Sinistra Italiana il deputato Stefano Fassina annuncia “un’interrogazione al Ministro del Lavoro. È inaccettabile il comportamento brutalmente anti-sindacale della proprietà che esplicitamente punta ad alimentare una competizione al ribasso tra lavoratori e lavoratrici per far sopravvivere il giornale. Il quadro diventa ancora più drammatico considerato che nella proprietà de l’Unità c’è il Pd”. Solidale con chi lavora nella testata anche il segretario nazionale di Si Nicola Fratoianni.

Sindacati, iscritti e lettori

“La segreteria nazionale di Slc Cgil sostiene i giornalisti, poligrafici e l’intero personale”, informa in un comunicato il sindacato lavoratori della comunicazione. Molti attestati di solidarietà vengono dalla Sardegna. “Siamo convinti che le vostre giuste rivendicazioni troveranno delle risposte positive”, scrive il Centro Iniziative Culturali Arci-Iglesias. “In qualità di segretario provinciale del Partito Democratico lancio un appello anche al segretario nazionale Matteo Renzi affinché si adoperi perché una voce storica, testimone dei cambiamenti, voce dei lavoratori in lotta ma anche della voglia di cambiare che ci ha permesso di crescere, venga salvata”, annota Daniele Reginali, segretario Pd di Carbonia Iglesias. Ci scrivono Rsu e Lavoratori Ex Alcoa Portovesme, Sulcis Iglesiente. Silvano, un lettore, si appella direttamente al segretario Dem Matteo Renzi. Scrive Carlo Ricchini, già caporedattore de l’Unità che con il direttore Emanuele Macaluso volle Staino come vignettista. Alberto Crespi, nostro critico cinematografico, nonostante l’editore non abbia minimante rispettato gli accordi con lui che è una delle migliori firme italiane, su Facebook descrive tutta l’amarezza sua e l’insensatezza della situazione.

La battaglia in fondo ci ricorda questo: l’Unità è un bene collettivo. Se non giuridicamente, moralmente questo giornale appartiene a chi è nella sua storia o ci si riconosce. A partire dai lettori. E questo silenzio deve fare molto rumore.

*Redattore de l’Unità – Tw: @stefanomiliani


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