“Prove tecniche di misfatto”

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Da “La prova generale” di Aldo Nicolaj.

Una produzione Compagnia Godot di Bisegna e Bonaccorso.

Maison Godot, Ragusa.

Adattamento e costumi di Federica Bisegna.

Fonica e luci di Mattia Zecchin.

Scene e regia di Vittorio Bonaccorso.

Con Federica Bisegna, Vittorio Bonaccorso, Alessio Barone, Lorenzo Pluchino, Alessandra Lelii, Benedetta D’Amato.

Libero adattamento, di Federica Bisegna, de “La prova generale” dell’eclettico Aldo Nicolaj, andata in scena la prima volta nel 1977, a Praga, l’ultimo spettacolo della Compagnia Godot è un tuffo nelle atmosfere alternative, hippies e contestatrici degli anni ’70. Frankie, Margherita e Rocco, con l’appendice della fidanzata di quest’ultimo, Graziella, formano una sbrindellata famiglia dedita al crimine (vaga citazione parodiata della “Grissom Gang” cinematografica del grande Robert Aldrich, 1971) che tenta il colpo della vita rapendo la figlia di un facoltoso imprenditore. Fallirà miseramente nel suo intento, anche grazie ai due soliti vicini di casa apparentemente ingenui, ma in realtà, come nella migliore tradizione del teatro giallo, ancora più fuorilegge. Commedia divertente ai limiti dell’ilarità, capace di far ridere il pubblico per tutta l’ora e mezza della sua durata, quello di Nicolaj-Bisegna è un testo che trova ispirazione nello humor nero di Woody Allen e nella commedia italiana alla “I soliti ignoti” di Monicelli. Ma la sua specificità sta, soprattutto, nel recupero di un teatro della parola giocato a livelli di vero e proprio ironico scioglilingua, capace di intessere una critica acida e al vetriolo della società capitalista, titolare di un linguaggio talmente conformistico e uniforme da essere in grado di imporsi in qualsiasi ambiente, persino in quello delinquenziale. Proprio questa convivenza, soltanto in apparenza paradossale, di ordine borghese e disordine criminogeno, crea una variante di quel teatro dell’assurdo, da sempre cifra elettiva della compagnia ragusana, che trova nel no-politically correct la sua piena ragione. Grande testo sottotraccia, grandi risate intelligenti, il tutto grazie alla regia di Vittorio Bonaccorso, sempre attento nell’interpretare un testo nelle sue mille sfaccettature, facendone emergere i tanti risvolti, qui soprattutto sociali. Perfettamente delineati tutti gli stravaganti personaggi della pièce, dal Frankie dello stesso Bonaccorso al Rocco di Lorenzo Pluchino, dalla Graziella di Alessandra Lelii alla Vilda di Benedetta D’Amato, fino al Giovanni Battista di Alessio Barone. Una citazione a parte spetta a Federica Bisegna, che, nei panni di una esilarante moglie, madre e capobanda incitante alla giustizia sociale, sfodera, per intensità mimica, perfezione tempistica e capacità comica, una delle sue migliori interpretazioni di sempre.

Meritati, e anche più, gli ininterrotti applausi finali.


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