Tasso di scontro

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Tasso. Con questo vocabolo si possono definire almeno quattro cose: l’albero, l’animale, il poeta… infine si definisce “tasso” l’indice percentuale degli interessi, in primis bancari e soprattutto quello delle banche centrali: il “tasso di sconto”. Presi d’invidia nei confronti di armi, energia e grano, che per motivo delle guerre hanno triplicato i loro utili, i grandi banchieri hanno preso a pretesto l’inflazione per aumentare i tassi d’interesse. Ecco che anche le banche hanno triplicato i loro utili. Qualche governo ha fatto credere di voler tassare queste abnormi speculazioni, ma c’è stato un ripensamento. Forse il motivo del ripensamento può trovarsi in qualche conto cifrato nei “paradisi fiscali”. Qualche analogo sospetto è emerso a seguito dei provvedimenti europei anti Covid, che hanno mosso decine di miliardi di euro in poche settimane. Anche nei paradisi fiscali.

Tornando al “Tasso” di sconto viene da pensare, stante che si è intervenuto a seguito degli scontri bellici, che il termine possa ridefinirsi “Tasso di SCONTRO”, dando una vera motivazione al movente dei maneggiamenti. Per inciso l’inflazione vera non è diminuita, anzi quella vera è aumentata, grazie al costo degli interessi, raggiungendo punte del 10% per alimentari, abbigliamento e igiene, mentre quella ufficiale si poggia su un meccanismo truffaldino dove si dà uguale importanza al cibo e ai beni voluttuari e di lusso. Recentemente si è inserito nel paniere anche il prezzo delle auto elettriche, che oltre il 70% degli europei non comprerà mai. Il vero motivo di questo (altrimenti inspiegabile) inserimento è che le auto elettriche avranno una riduzione del prezzo che farà credere che l’inflazione scenda, grazie alla truffa mediata del “paniere”.

Ma i banchieri non dimenticano il loro principale interesse: i soldi che i risparmiosi italiani lasciano nei conti correnti, conti che non hanno goduto di alcun aumento di remunerazione, facendo invece aumentare ulteriormente gli utili dei banchieri. Già la stampa e le pubblicità assediano i poveri risparmiatori italiani, con offerte mirabolanti di redditi stratosferici. Qualcuno abbocca. Ma ecco che il più grande banchiere europeo di tutti i tempi avvalla le proposte di un centro studi guidato da un altro grande presidente. La sua proposta e che, per salvare l’Europa, si deve rilanciare l’industria con il “contributo” del risparmio europeo. Il banchiere probabilmente prenderà il posto della uscita presidente della Commissione europea, coinvolta in uno scandalo Covid (ad hoc), come sopra.


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