Noi non ti dimenticheremo Max, mai

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Non è facile scrivere di Max, in verità non lo è mai stato, perché Max puoi solo viverlo e farti inebriare dalla sua travolgente vitalità. Puoi anche restare immobile ma la dirompenza dei suoi progetti e del suo entusiasmo non ti permetterebbero di restare fermo.

Il mio incontro con Max è stato forte come un pugno allo stomaco, come uno schiaffo in faccia. L’ho sentito, non ho potuto fare finta di niente.

Sapeva che prima o poi la Sla avrebbe bussato alla porta della sua vita, la portava in dote come eredità, ma lui – preso dai suoi progetti in Sierra Leone – non aveva tempo da perdere con la malattia “bastarda”. Quando il suo corpo ha presentato il conto Max aveva bisogno ancora di tempo, i bambini africani avevano bisogno di lui e dell’Associazione “Gli Amici di jeneba” ONLUS ed allora ha scelto la tracheotomia e l’alimentazione artificiale: in fondo sarebbe rimasto in contatto col mondo con il suo occhio destro ed un pc a lettore ottico.

La sua vita trascorreva attraverso un pc, accompagnata da Monica, sua amica, complice, compagna, moglie. Se vuoi immortalare l’amore basta osservare le loro foto, la loro quotidianità. I loro sogni, il loro altruismo, il loro coraggio.

#iostoconmax non è solo un comitato di amici di Max ma una rivendicazione nazionale di una coscienza collettiva di un Paese che vuole considerarsi civile dotandosi di una legge sul fine vita che tuteli la dignità dei morenti. Questo voleva Max e questo abbiamo provato a fare nel Paese e nelle Istituzioni.

Se in Parlamento ho trovato una folta schiera di colleghe e colleghi pronti ad abbracciare la battaglia è altrettanto vero che ci siamo scontrati – più volte – contro un muro di omertà condito di ipocrisia che più o meno silenziosamente ha fatto e sta facendo di tutto per bloccare la proposta di legge sul fine vita e sull’eutanasia legale calendarizzata alla Camera in quota opposizioni, più precisamente quota Sinistra Italiana.

Oggi il corpo di Max inizia a riposarsi, ma la sua anima sta accarezzando tutto il nostro dolore e ci sta prendendo per mano. Sta parlando al nostro cuore, ci sta chiedendo di non fermarci.

Noi che gli abbiamo voluto bene conosciamo già il suo testamento morale ed umano: dare a questo Paese una dignitosa legge per il fine vita. Lo dobbiamo a Max, lo dobbiamo a Monica e lo dobbiamo anche a chi non c’è più.

Noi non ti dimenticheremo Max, mai. Ora corri veloce, non fermarti, amaci e continua a starci vicino, perché noi abbiamo ancora bisogno di te, del tuo insegnamento, delle tue battaglie e del tuo amore per la vita.


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