Milano capitale dei diritti umani

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Il sogno dell’associazione Reset diventa realtà: per cinque giorni, dal 3 all’8 maggio, la Triennale si trasformerà in una specie di hub da cui transiteranno storie di resistenze, lotte, battaglie vinte (o ancora da vincere) per la libertà e l’emancipazione. Temi della prima edizione: diritti mancati e percorsi di liberazione delle donne.

Fitto il calendario delle sei giornate: mattine dedicate agli studenti dei licei, oltre settanta classi che da mesi stanno lavorando su queste tematiche e che produrranno video e racconti; dibattiti ogni pomeriggio, documentari e show-cooking la sera. “Speriamo davvero di arrivare ad un pubblico molto ampio” racconta Danilo De Biasio, una vita al microfono di Radio Popolare, oggi direttore del Festival “le storie che raccontiamo sono solo apparentemente lontane. E in fondo, dovunque ci sia un diritto negato, c’è una minoranza che lotta per affermarlo”. Tra i nomi in cartellone, Nadia Murad, la ventiduenne yazida che è sfuggita all’Isis dopo che il suo villaggio era stato saccheggiato dai militanti del daesh. “Nadia arriva in Italia per la prima volta. Dopo il saccheggio del suo villaggio, al confine tra il nord dell’Iraq e la Siria, tutti gli uomini sono stati uccisi e le ragazze come lei sono diventate vere e proprie schiave, vittime di ogni genere di umiliazione. Dopo la fuga sta cercando di ricostruirsi una vita in Germania. Sono molto felice della sua presenza”.

E in fondo, ogni diritto negato porta con sé anche una forte limitazione della libertà di stampa e di espressione. Sergio González Rodríguez lo sa bene: nel suo reportage Ossa nel deserto, il giornalista investigativo messicano descrive le difficoltà di un cronista nel racconto del gioco di interessi e poteri che si annida intorno al grande business del narcotraffico. Ma al Festival non mancherà spazio per la grande letteratura (tra gli altri, sarà presente lo scrittore e drammaturgo israeliano Abraham Yehoshua) e per le piccole-grandi rivoluzioni urbane. Sumaya Abdel Qader, sociologa milanese di origine palestinese, racconterà la gioiosa biciclettata di alcune concittadine di fede islamica contro l’ordine di un imam che aveva impedito l’uso della bici alle donne. “E’ un momento molto delicato per il mondo. Impossibile non pensare alle tensioni in Turchia, al dramma dei migranti, al caso Regeni” prosegue Danilo De Biasio “ma se molti invocano una restrizione delle libertà e dei diritti in nome della sicurezza, il nostro Festival vuole dimostrare l’opposto: ogni diritto conquistato (o riconquistato), regala libertà a tutti e non toglie nulla a nessuno. C’è sempre un beneficio, e mai una restrizione”.

 


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