Papa Francesco e i nuovi nichilisti

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“Vogliono farci cambiare il nostro stile di vita”. Questa verità, che ho sentito detta da molti, va capita bene. Vogliono farci cambiare il nostro stile di vita vuol dire infatti che i terroristi del nuovo nichilismo vogliono farci cessare di essere il mondo del vivere insieme.Non è questo  il vero stile di vita che ci ha contraddistinto, malgrado crisi tremende, dai tempi di Alessandro Magno?
Questo terrorismo nichilista infatti è stato descritto per primo da Dostoevskij nel suo romanzo “I demoni”, dove si parla con chiaroveggenza di un gruppo di gente molto eterogenea: qualcuno parlava di Dio, qualcuno lo diceva morto, qualcuno credeva nella grande Russia, qualcuno non credeva in niente… tutti però provavano il desiderio di distruggere. Lo abbiamo conosciuto il nichilismo nel Novecento, con i totalitarismi che volevano terrorizzare, cancellare, uccidere, distruggere.

Oggi il nichilismo ritorna, globalizzato. Nel mirino dunque c’è tutto il lascito dell’Europa umanista. La loro utopia negativa si avvale di un kit prefabbricato per tentare di distruggerla nelle piazze, nelle discoteche, negli aeroporti, nelle metropolitane. Quel kit strappa i vessilli di una civiltà e di una religione diffusa in territori che sono stati colonizzati per usare il rancore e trasformare i vessilli in bandane della nuova furia antisistema. I black bloc globali del nuovo nichilismo attaccano a testa bassa, dentro e fuori:  le donne, i bambini e gli intellettuali musulmani per impossessarsi del simbolo; e  poi New York, il nemico ancestrale, e ora ovviamente Parigi, la città dei lumi, bersaglio “simbolico” di portata globale. E proseguono: Bruxelles, Nairobi, Tunisi, Beirut, Nairobi.. quante altre città potremmo citare?

Di tutto questo, a partire da Oliver Roy, molti ne hanno parlato in termini di “islamizzazione del radicalismo”. Ecco l’emergere di questa nuova cultura dell’odio, della morte: voi amate la vita, noi amiamo la morte, dicevano i nichilisti di  Dostoevskij come quelli di oggi. E’ ovviamente una sfida radicale, diretta al vivere insieme.  E’ per questo che Papa Francesco celebra la Messa con cui si ricorda l’ultima cena nel Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo. Perché il mondo è mondo, non un insieme  di mondi, perché ci si muove, ci si incontra, ci si mescola.

Il nuovo nichilismo è in guerra con l’accoglienza, con l’incontro, e Papa Francesco li sceglie in uno dei momenti più alti per la sua Chiesa. E’ commovente vedere come si fronteggi il vero obiettivo del terrorismo, come si difenda il nostro vero stile di vita. Lui ne è consapevole e per farlo va fino a Castelnuovo di Porto; facendo della sua misericordia la nostra possibile politica, la sfida al nuovo nichilismo.

Gesto profetico dunque, quello del Papa, che non parla solo a noi, alle nostre società, ma va anche nel cuore dei diversi smarrimenti, con la forza reciproca del messaggio che René Girard ha fissato così per tanti  in “Miti d’origine” ; “Le nostre paure e i nostri pregiudizi non ci appaiono come tali in quanto sono proprio essi a determinare la nostra percezione delle persone che disprezziamo, che temiamo e che emarginiamo. L’evitarle, il fare loro violenza psicologica-  l’equivalente di quello che in contesti più brutali diventa  violenza fisica- ci sembra assolutamente giustificato proprio dalla natura e dal modo di agire di queste persone”.
Si capisce così come quella di Papa Francesco sia davvero una sfida globale.


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