Questa guerra mondiale è dell’odio di tutti contro tutti

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Il dopo Parigi: questa guerra mondiale è dell’odio di tutti contro tutti. Combattiamo dunque resistenze; in cui le donne hanno da insegnare al mondo quello che hanno imparato nei millenni”
l’11 settembre fu dichiarazione di guerra all’America; il 13 novembre di Parigi è una dichiarazione (ufficiale) di guerra mondiale. La gravità di questo eccidio va ben oltre questi già spaventosi numeri. La gravità sta in un conflitto trasversale che conduce, inevitabilmente, alla guerra di tutti contro tutti. Quando invece avremmo bisogno di ben altro.

Tante volte, negli ultimi anni, mi è capitato di tornare a casa dal lavoro e quasi stupirmi di vedere intorno una città ancora tranquilla, apparentemente pacifica, in cui le persone pensano agli affari propri: tra mille difficoltà, forse, ma pur sempre, ancora in tempo di pace. Mille volte, la sera, mi è capitato di pensare con compassione ai disperati in mare [oh, l’immagine di quel neonato sottratto alle acque gelide], o alle prese con i fili spinati, ringraziando di avere ancora un letto, una casa amica.
Come è possibile che tanti, tantissimi, reagiscano invece solo schiumando rabbia, invocando rappresaglie e altra guerra? E per giunta, spesso, prendendo a bersaglio proprio chi dalle guerre scappa. Nelle stesse ore pare che bruci (nuovamente) la giungla di Calais: la bidonville dei profughi giunti in Francia e che vi restano bloccati: gli è impedito di raggiungere la Gran Bretagna attraverso il tunnel della Manica, a causa di accordi bilaterali tra i ministri degli interni di Londra e Parigi, che non riconoscono loro lo status di rifugiati. La bidonville diventa dunque anche un focolaio di malessere contro cui si riversa la collera dei cittadini, fomentati dall’estrema destra xenofoba.
Eppure. Eppure molti di questi migranti provengono da Siria e Iraq:fuggono dall’Isis, per diventare poi bersagli di chi dell’Isis si vuole vendicare. Quando capiremo che l’islamismo, e in particolare l’islamismo politico (quello dell’ “Islam will dominate the world”!) nulla a che fare con una fede che, con tutte le sue contraddizioni include anche la grazia e il pacifismo dei Sufi? essere musulmani è una cosa, essere islamisti un’altra.
Scrive il sito Wakeup che “per eliminare i jihadisti l’Occidente deve collaborare con Putin e Assad”: negli ultimi mesi l’Occidente, Stati Uniti in primis, hanno espresso parole di condanna nei confronti del Presidente russo Putin, il quale ha deciso, d’accordo con il Governo di Damasco, di attaccare i terroristi presenti sul popolo siriano. Invece che unirsi alla lotta contro i jihadisti, i leader occidentali hanno preferito parlar male degli unici due capi di Stato che combattono i terroristi: Putin e Assad.
Davvero? In verità abbiamo memoria corta, se dimentichiamo che l’attaccamento di Assad al proprio potere dittatoriale è stata primaria causa dello scatenarsi di questo inferno.
Ma forse si! forse a questo punto serve un’alleanza anche con loro. Resta il fatto che anche questi leader sono fra quelli che hanno seminato instancabilmente guerre e anche nella loro “lotta all’Isis” perseguono il modello guerrafondaio invasivo che produce inevitabilmente altra violenza. Come loro il presidente turco Erdogan che, sostenendo di voler intervenire “contro l’Isis”, ha iniziato a bombardare la Siria: ma il suo scopo era invece colpire il vero, principale (e davvero effettivo) avversario dell’Isis sul campo: la resistenza curda. Erdogan [il dittatore islamista Erdogan] è stato un alleato conclamato dell’Isis; e ora, nonostante l’orribile strategia della tensione che ha fomentato pur di re-impadronirsi dalla Turchia, osa profondere ipocrisia sugli attacchi contro Parigi.
Lo stesso dicasi dell’ambiguo cordoglio degli stati islamici [che anch’essi hanno nutrito Isis con fiumi di denaro].
A noi sembra invece ora che il mondo riconosca quali sono i soli e veri alleati contro terrorismo; ora di sostenere, dall’interno, la resistenza: di chi davvero difende la civiltà contro la barbarie, promuovendo democrazia. Ora di sostenere la strenua resistenza curda contro l’Isis per esempio.

La soluzione non sono le guerre; ma semmai, se non c’è stata prevenzione, le resistenze. Quando ci sveglieremo?
Quando comprenderemo che siamo condannati ad amarci? Oppure [vedi la sintesi della nostra amica Gioia], a farci del male tutto il tempo l’un l’altro, come imbecilli.
Le donne profondano un crescente contributo a rifiutare la logica patriarcale della violenza che – come lucidamente argomentava Virgina Woolf – è all’origine di tutte guerre.
Ps • qualcuno ricorda la meravigliosa reazione che ebbe la Norvegia alla strage di Oslo? Tornare per un istante con la mente a quei giorni..

Stasera le strade di Oslo sono invase dall’amore”; “risponderemo con più umanità, più democrazia”. Queste parole resteranno nella storia, sono come una zattera a cui aggrapparsi per salvare il mondo e noi stessi.

Fonte: politicafemminile


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