Lo scandalo degli appalti in Rai, La7 e Mediaset, all’ombra della Pax televisiva

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Per ora sono 44 gli indagati tra funzionari e dirigenti di RAI, Mediaset, La7, Infront e Palazzo Chigi, coinvolti nella rete di donazioni illecite, assunzioni di parenti e favori di vario tipo ad opera delle società di David Biancifiori, che da anni si garantiva appalti in gare senza concorrenti. Lo scandalo messo a nudo dall’inchiesta del pubblico ministero Polo Ielo di Roma, esperto di reati finanziari, è solo la punta dell’iceberg di quello che avviene nel mondo delle TV, grazie anche alla “pax televisiva” che regna tra il Servizio pubblico e i Network privati e che ha mortificato la libera concorrenza e le leggi del mercato.

Da molto tempo, i sindacati dei dipendenti e dei giornalisti della RAI denunciano l’andazzo di ricorrere a ditte esterne appaltatrici per tutta una serie di lavori che una volta erano appannaggio delle maestranze interne (impianti elettrici, scenografie, ecc.). Spesso le società erano riconducibili a un pugno di personaggi, sempre gli stessi, così come sempre 4/5 società hanno in mano le produzioni di grandi eventi, programmi di prima serata, format dei reality, fiction, giochi a premi, addirittura i programmi di infotainment.

Per il personale (giornalisti, registi, autori, programmisti, tecnici specializzati, ecc.) è un tormento individuale e collettivo, una mortificazione professionale, un’epidemia di mobbing, che non ha mai scalfito però l’ottusità dei vari gruppi dirigenti al settimo piano di Viale Mazzini, che invece hanno insistito nell’affidare intere produzioni editoriali “chiavi in mano” ai soliti noti. Società che da decenni hanno il monopolio delle produzioni televisive in RAI e nei Network privati. Società che non fanno mistero di avere rapporti molto stretti con i maggiori leader politici e di governo di centrodestra e di centrosinistra.

E’ il sistema ben oliato del “conflitto di interessi”, sancito dalla legge Gasparri e che ha garantito questa distorsione del mercato, sia quando “regnava” Sua Emittenza Berlusconi sia quando c’erano a Palazzo Chigi esponenti del centrosinistra. Una Pax televisiva con la benedizione interessata anche di settori influenti del Vaticano, che venivano ripagati con megaproduzioni su santi, apostoli e papi, oltre che con la garanzia di far lavorare “amici degli amici”, purchè ritenuti “molto credenti”.

Mai un’Autorità di controllo, sulle TLC, Antitrust, Borsa né la stessa Commissione di Vigilanza si sono prese la briga di analizzare questo mercato drogato, dove gli affari andavano a gonfie vele, dove tutti sapevano, ma non avevano carte per documentarlo, di favori, regalie, assunzioni parentali e quant’altro. Come sempre tocca alla magistratura inquirente fare “il lavoro sporco”, svolgere il ruolo di supplenza nel controllo e nel rispetto della legalità, al posto del Parlamento, governo ed istituzioni preposte. Tranne la Corte dei Conti, che in alcune relazioni aveva messo il dito sulla piaga degli appalti e degli sprechi dentro la RAI.

Discorso diverso per i Network privati, dove la corruzione si mischia, a volte, con intrecci proprietari e con relazioni di comodo. Ma il conflitto di interessi in questo caso, seppure in dimensioni ridotte, è evidente. Come mai due esponenti di primo piano dello staff di Berlusconi, addetti da decenni alla sua “narrazione mediatica”, si sono ritrovati ad essere funzionari/dirigenti presso la Presidenza del consiglio? Quegli stessi oggi indagati dalla magistratura. Hanno superato qualche concorso pubblico oppure una selezione per titoli?

E come mai in una società come la Infront (compartecipata dalla potente multinazionale cinese Wanda Group), che detiene il monopolio della compravendita dei diritti TV per il calcio, nessuno aveva messo il naso sui suoi affari e i rapporti con presidenti di squadre di Serie A e B, con il mondo della pubblicità (due suoi massimi dirigenti provengono da Publitalia/Mediaset), fino a quando la Guardia di finanza a fine maggio, su mandato dell’Autorità garante del mercato, non è entrata nei suoi uffici?

Siamo agli inizi di un filone di indagine; molti altri intrecci verranno fuori, interessi più o meno leciti, rapporti più o meno stretti tra il mondo della TV e la politica, sempre bisognosa di essere sovradimensionata mediaticamente e di usufruire di favori mercantili. Da ultimo, una domanda al Presidente Renzi, che ha ripreso in mano il vessillo della Rottamazione, che si appresterebbe a varare una riforma della RAI e a proporre una nuova legge sul conflitto di interessi.

Caro Presidente, dai piccoli passi si può arrivare a grandi mete: ecco, allora, vorremmo sapere se ancora le spese per la logistica e per gli addetti alla sicurezza del “condannato” ex-parlamentare Silvio Berlusconi sono a carico dello Stato e, di conseguenza di tutti noi cittadini. Se quel personale addetto alla sua sicurezza sia stato inserito e nel caso per perché e in quali ruoli nei Servizi segreti. E, inoltre, se le sue residenze (a Roma, ad Arcore e in Costa Smeralda) sono ancora considerati “obiettivi sensibili” e “luoghi alternativi” e analoghi a sedi istituzionali, come al tempo in cui il Mago di Arcore sedeva sulla poltrona di Palazzo Chigi, dove al momento si è assiso lei.
Forse è tempo che i cittadini comincino a palpare una sorta di Perestrojka anche in Italia, se non si vuole far crescere il numero dei disaffezionati alla politica e dell’astensionismo.


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