Rai, il ruolo pubblico – né assistenziale, né partitico – ha più senso oggi, nell’era della rete, di quanto ne avesse ieri

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La felice e riuscita iniziativa promossa da Articolo21 insieme ad Eurovisioni lo scorso 10 ottobre all’Accademia di Francia a Roma ha avuto pieno successo. Le presenze, soprattutto quelle studentesche, erano davvero rilevanti. Si è fatto un primo bilancio del percorso avviato un anno fa insieme alla Fondazione Di Vittorio volto alla ridefinizione della missione del servizio pubblico radiotelevisivo, in vista del rinnovo della Convenzione tra lo Stato e la Rai. Entro il prossimo mese di aprile le scuole che hanno aderito alla proposta –patrocinata dal Ministero della Pubblica Istruzione- invieranno una “Cartolina”: cos’è e cosa potrà diventare l’azienda pubblica, con quale missione e con quali contenuti. Molto l’interesse e puntuali gli interventi. Va detto, anzi, che si sta delineando finalmente una linea alternativa a quella tecnocratica e culturalmente liberista che sembra andare per la maggiore. Il dibattito in corso spesso ruota attorno a disquisizioni sulla riduzione del numero delle reti, su curiosi rimaneggiamenti del canone di abbonamento, sulla riduzione della già ridotta raccolta pubblicitaria. Insomma, corre sotto le ceneri una gran voglia di ridimensionare il servizio pubblico. Nel frattempo Mediaset, l’altra faccia dell’ex duopolio, cerca ancoraggio nel porto di Telecom. Non è dato sapere se questo esito sia un sottotesto del “patto del Nazareno”. Certo, uscire dal ventennio berlusconiano con la sconfitta della Rai sarebbe un “bel” risultato. Innovazione, riformismo? Non scherziamo. Il ruolo pubblico –né assistenziale, né partitico- ha più senso oggi, nell’era della rete, di quanto ne avesse ieri. Serve, infatti, un “navigatore” per rendere la comunicazione un bene comune. Ecco: liberismo ingiallito contro una nuova filosofia dello Stato sociale. La Rai ha bisogno di essere ripensata, ricostruita nei valori fondanti, per diventare l’avamposto di una coscienza critica di massa. La scadenza della Convenzione è l’occasione per una vera partecipazione dei cittadini alla ricostituzione di un progetto strategico. E la scuola è il luogo privilegiato della consultazione, affinché quest’ultima non sia mera demagogia. Riempiteci di Cartoline.


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