“Rafforzare, razionalizzare e modernizzare il sistema nazionale della tutela dei beni culturali e paesaggistici. No al suo ulteriore smantellamento a colpi di decreti governativi”.

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In questo titolo c’è già il senso dell’appello accorato e indignato che Associazioni, Comitati, Movimenti, tecnici, studiosi, esponenti del mondo della cultura rivolgono al presidente della Repubblica quale massimo tutore dell’articolo 9 della Costituzione. Un appello teso ad illustrare lo stato angoscioso in cui versa già oggi il Ministero competente, con direzioni vacanti da mesi e mesi, con organici reali sempre più assottigliati e anziani, senza concorsi.
I firmatari ritengono che si possano e si debbano realizzare economie di spesa anche nel MiBACT, ma con razionalità e conoscenza. Non profittando dell’occasione per stravolgere e smantellare a colpi di decreti – quindi, come ormai è costume, o malcostume, sulla testa del Parlamento – l’assetto della tutela spregiativamente liquidato quale “ottocentesco”, in realtà fondato su criteri storici e tecnico-scientifici del più alto livello e che hanno fatto onore alla cultura italiana della tutela venendo apprezzati e imitati nel mondo.

Preghiamo quanti possono di diffondere nel modo più ampio questa nostra voce che si alza a difesa non già di posizioni corporative, bensì dei nostri paesaggi già tanto manomessi e sfregiati, dei nostri centri storici minacciati, dei musei e dei siti archeologici lasciati deperire senza fondi, né risorse umane.

I promotori dell’appello
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO

Signor Presidente,

le scriventi Associazioni desiderano porre alla Sua attenzione lo stato in cui versa il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. Situazione angosciosa che non potrà che peggiorare con le nuove “riforme” in arrivo, tutte a colpi di decreti legge, blindati da voti di fiducia, e di decreti del presidente del Consiglio dei ministri, e non basate su leggi generali ampiamente discusse e approfondite in Parlamento. Spesso in evidente conflitto con l’articolo 9 della Costituzione da Lei tante volte difeso.
Da più di un anno, dovendo applicare le norme dettate dalla spending review per i ministeri, si cerca di utilizzare questo necessario passaggio con una pretesa “riforma” globale che in realtà rende la struttura di governo sempre più elefantiaca e farraginosa, con un aumento vertiginoso dei posti dirigenziali al centro, senza alcuno snellimento burocratico né effettivo risparmio, come invece imporrebbero i tempi.

Essa in realtà smantella il sistema storicamente collaudato delle soprintendenze (non a caso quotidianamente sotto tiro) e dei musei connessi al loro territorio. Prevale in essa non l’idea di razionalizzare e promuovere correttamente la capillare rete museale (statale, civica, ecclesiastica, ecc.), bensì quella di selezionare alcuni musei dai quali illusoriamente (come dimostrano i bilanci passivi di grandi musei quali il Louvre o il Metropolitan) spremere chissà quali profitti.
Con ciò si confonde in modo pericolosissimo la “materia prima” dei beni culturali e ambientali (siti, musei, centri storici, paesaggi, ecc.) con l’indotto economico del turismo, palesemente caro e disorganizzato. Anzi facendo prevalere la logica economica di quest’ultimo sul valore culturale, educativo, quindi non misurabile del secondo.

Altre minacce vengono al già tanto intaccato e violato paesaggio dalla perdurante assenza di norme incisive per ridurre un consumo sempre più folle di suolo e di paesaggio, da un imminente decreto sblocca-licenze edilizie che dà spazio all’autocertificazione riducendo i controlli e dal recentissimo decreto che infirma – in violazione dell’art. 9 della Costituzione – i poteri di tutela dello Stato, quindi delle Soprintendenze, sul paesaggio. Il tutto per decreti legge o decreti del presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) e non attraverso riforme generali meditate, razionali, tecnicamente fondate.
Nel frattempo, in attesa di questa normativa improvvisata, inapplicabile e non condivisa, che tante polemiche suscita e che produrrà soprattutto caos e frustrazione, si lascia morire la struttura, con posti vacanti da oltre un anno e risultati nella gestione del territorio che lasciamo immaginare.
Solo qualche esempio tra tutti per quanto riguarda le sedi vacanti:

  • la Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, uno dei centri nodali per la tutela, è vacante da dicembre, l’interim è stato bandito a giugno, ma non risulta espletato;
  • la Direzione Generale per gli Archivi, dall’inizio dell’anno;
  • la Direzione Generale Antichità, è formalmente scoperta da febbraio, il posto bandito a maggio, ma non espletato, nel frattempo si ipotizza un interim; tale vacanza rende inoltre impossibile la redazione dell’elenco dei professionisti dei Beni Culturali, la cui attuazione è prevista dalla  recente  L. 362, aggiungendo un colpevole ritardo nell’uso di uno strumento che potrebbe contribuire alla ripresa del mercato del lavoro dei Beni Culturali;
  • varie direzioni regionali, tra cui Friuli, Marche ed Abruzzo;
  • le soprintendenze archeologiche di Abruzzo, Marche, Molise, Sassari, più vari altri posti dirigenziali del settore;
  • la Reggia di Caserta, per cui si era ipotizzato un commissario;
  • numerose soprintendenze architettoniche, storico-artistiche e archivistiche, varie biblioteche nazionali.

Nel frattempo è arrivata la Direzione Generale del Turismo, ma senza posto in organico, trattenuto dalla Presidenza del Consiglio e bisogna registrare tra l’altro un gravissimo ritardo nel Progetto Pompei, malgrado la struttura commissariale ad hoc, assai dispendiosa, tra l’altro.
In questo frangente si avvia una riforma radicale con uno strumento come un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), mentre potevano essere operati accorpamenti tra le direzioni regionali vacanti, per soddisfare le norme dettate dalla spending review, con qualche altra riduzione sul territorio, per esempio tra le strutture di più recente istituzione ma che non corrispondono ad una reale necessità sul territorio, e restaurare l’esistente, coprendo i posti vacanti per permettere un buon funzionamento degli uffici, senza smantellare quello che esiste.
Se invece è questa ultima ipotesi che si vuole attuare, ebbene, si agisca di conseguenza, senza lasciare il personale nell’impossibilità di lavorare, dato che non si sa in molti casi a chi far riferimento.
Signor Presidente, ci appelliamo a Lei per uscire da questo stato di incertezza angosciosa ed esiziale per il personale e per tutto il settore dei Beni Culturali, che noi pensiamo ancora di primaria importanza per il Paese.
Con osservanza.

I firmatari dell’appello:

Associazione Bianchi Bandinelli

Associazione Nazionale Dei Tecnici Per La Tutela Dei Beni Culturali E Ambientali

Comitato per La Bellezza

Confederazione Italiana Archeologi

Salviamo il Paesaggio

Vittorio Emiliani, giornalista e scrittore

Vezio De Lucia, urbanista

Licia Vlad Borrelli, archeologa

Desideria Pasolini dall’Onda, fondatrice di Italia Nostra

Gino Famiglietti, direttore generale Beni Culturali Molise

Alberto Asor Rosa, scrittore

Cesare De Seta, storico dell’arte

Bruno Toscano, storico dell’arte

Andrea Emiliani, storico dell’arte

Pier Luigi Cervellati, urbanista

Paolo Berdini, urbanista

Mauro Chessa, presidente Rete Comitati per il territorio

Anna Coliva, direttore Galleria Borghese

Maria Teresa Liguori, vice-presidente naz. Italia Nostra

Jacqueline Risset, scrittrice

Marco Tullio Giordana, regista

Carlo Pavolini, archeologo

Corrado Stajano, scrittore

Giovanna Borgese, fotografa

Nino Criscenti, giornalista

Fernando Ferrigno, giornalista e scrittore

Mario Dondero, fotografo

Paolo Baldeschi, architetto del paesaggio

Marisa Dalai, storica dell’arte

Francesca Valli, storica dell’arte

Gad Lerner, giornalista e scrittore

Mariarita Signorini, consigliere Italia Nostra

Oreste Rutigliano, consigliere Italia Nostra

Luciana Prati, Italia Nostra

Gianandrea Piccioli, esperto editoriale

Montse Manzella, operatrice culturale

Anna Finocchi, storica dell’arte

Sauro Turroni, ambientalista

Beatrice Bentivoglio.Ravasio, dir. Reg. BC Lombardia

Cecilia Ghibaudi, Soprintendenza BSA Brera

Valentino Podestà, urbanista

Cecilia Frosinini, Opificio Pietre Dure

Letizia Lodi, direttore Museo Certosa di Pavia

Dario Trento, Accademia Belle Arti Milano

Donella Giacotti, insegnante

Salviamo il Paesaggio, Coord. Roma

Annarita Bartolomei, operatrice culturale

Maria Piatto, archivista

Mauro Bertolotti, pres. Ist. Storia Mantova

Bernardino Osio, pres. Difesa Paesaggio Alta Maremma

Respiro Verde, Lega Alberi

Cristiana Mancinelli Scotti, ambientalista

Alberto Prandi, Dipartimento Lettere, Cà Foscari

Roberto Cassanelli, Univ. Cattolica Milano

Domenico Finiguerra, Comitato Zero Consumo Suolo

Angela Cipriani, Accademia di San Luca

Giuliana Ricci, Politecnico Milano

Adriana Capriotti, Polo Museale Roma

Ambra D’Amico, doc. Accademia Filodrammatici Milano

Patrizia Tamburini,architetto

Valter Rosa, Accademia di Brera

Silvia Bertoli, Italia Nostra

Lorenzo De Stefani, Politecnico Milano

Donatella Lanterna, Legambiente Imperia

Paolo Favaro, Comitato ex cave Mogliano Veneto

Giuseppe Gambetta, grafico

Dina Rosa, Salviamo il Paesaggio

Ersilia Ferrante, avvocato

Maria Teresa Della Valle, artista

Cecilia Chilosi, Cultura Regione Liguria

Monica Vinardi, storica dell’arte

Maurizio Coppiardi

Oscar Tordi

Alessandro Ronchi

Massimo Casadei

Adele Foschi

Gabriella Poma

Massimo Bartoletti

Edoardo Villata

Ines Bacchi

Marco Orlandi

Giuliano Pescaroli

Sandra Morelli

Gianluca Pescaroli

Francesca Pescaroli

Paolo Donati, avvocato

Guido Rosato

Fausto Pardolesi


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