Rai: le volontà privatizzatrici di chi del tema sa poco o nulla

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E’ una collaudata aspirazione di una certa frangia, spero non maggioritaria, dell’Ulivo prima e del Pd ora di privatizzare in tutto o in parte la Rai. Ricordo un convegno al cinema Cola di Rienzo, se non sbaglio, dove esponenti autorevoli dell’area ulivista sostennero come ricetta salvifica per il sistema radiotelevisivo italiano la vendita sul mercato di due reti Rai sulle tre di allora, senza tener conto del fatto che con una sola rete la Rai sarebbe morta il giorno dopo. Nel periodo breve del governo D’Alema un alto dirigente della Rai venne fermato davanti a Palazzo Chigi dall’allora consigliere del principe (oggi Scelta Civica, forse coi montiani, forse no) Nicola Rossi il quale gli annunciò: “Guarda che per ferragosto privatizziamo la Rai per decreto”. Non voleva essere una battuta ferragostana, quindi influenzata dai colpi di sole, ma un annuncio politico.

Per fortuna quel governo passò presto e del proposito di privatizzare la Rai per decreto non si parlò più. Ora però le volontà privatizzatrici riemergono con forza e se ne fa portatore Yoram Gutgel, consigliere economico di quel Matteo Renzi che probabilmente l’8 dicembre sarà il vincente delle primarie per la segreteria del Pd e l’aspirante al ruolo di premier, quindi non un personaggio qualunque. Tutt’altro che isolato peraltro Gutgel, perché dopo il ministro Saccomanni e il sottosegretario Catricalà, spunta anche lo sforbiciatore principe, reduce dagli Usa, Carlo Cottarelli. Tutta gente che sul pianeta Rai-Tv sa poco o nulla.

Che la Rai abbia bisogno di una incisiva riforma lo sosteniamo da anni e anni, i termini della riforma sono pure abbastanza chiari e riguardano anzitutto gli organismi di garanzia sovraordinati. Ma privatizzare, a questo punto, vuol dire rottamare e mettere i rottami nelle braccia del privato che ha il denaro fresco per acquistarli. Un vecchio, vecchissimo gioco che però la stanca gestione attuale della Rai, senza un guizzo di inventiva, può finire per convalidare.


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