Il padre di Cristian D’Alessandro scrive ad Articolo21: “Sto assaporando la felicità per la libertà provvisoria concessa a mio figlio ma i 30 eroi di Greenpeace sono ancora sotto processo. Non lasciamoli soli”

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Cari amici di Articolo 21,  ho molto apprezzato la vostra campagna ideata in appoggio ai ragazzi di Greenpeace sotto processo in Russia. In questo momento sto assaporando la felicità per  il provvedimento di libertà provvisoria per mio figlio Cristian (nella foto il giorno della liberazione, ndr), benché consapevole che i 30 eroi di Greenpeace sono ancora sotto processo per pirateria e vandalismo, rischiando una condanna fino a 22 anni di carcere. La vicenda processuale non è ancora conclusa e si rende necessario non abbassare il livello di guardia delle Istituzioni e dei media, allo scopo di fare pressione sulle Autorità Russe affinché cessi lo scandalo di una accusa del tutto infondata e spropositata, che ha dato luogo ad un arresto le cui modalità sollevano molti dubbi procedurali.

Mi piace leggere un passo della lettera aperta di Cristian, scritta nel carcere di Murmansk: “Teppista per aver dato voce alla Terra, che poverina non parla, ma che, se potesse farlo, manderebbe tuti a fanculo”. Questo è il senso delle azioni che gli attivisti di Greenpeace mettono in essere a tutela dell’ambiente, vituperato dalla terribile mano dell’uomo. I cambiamenti climatici del pianeta terra, dipendono, in massima parte, dallo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali limitate. Le conseguenze di questi comportamenti sono più che mai di attualità di fronte a tragedie come la scia di morte disseminata nelle Filippine dal tifone Hayan, o nella nostra Sardegna dal ciclone Cleopatra.

L’Artico ha una importanza strategica nell’evoluzione climatica ed è necessario imporre una adeguata protezione internazionale, come è stato fatto in Antartide.
E’ un patrimonio dell’umanità, nessun uomo deve metterci le mani. Ciascun cittadino del mondo può e deve fare qualcosa per salvare il pianeta:  (come disse nel 1848 Chief Seattle, capo di una tribù indiana d’America) “non ereditiamo la Terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”.

Questi 30 ragazzi stanno rischiando la loro libertà per l’interesse comune: il loro sacrificio non deve cadere nel vuoto. Impegniamoci tutti e non lasciamoli soli.

Aristide D’Alessandro, orgoglioso papà di Cristian.


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