Caldo, Costituzione, Dante e banane

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Fa caldo e già questo non predispone al buonumore. Forse aveva ragione il Cavaliere quando suggeriva agli anziani di riparare dall’alfa nei centri commerciali, peccato fosse un concetto più adatto a clienti che a cittadini, ma si sa, lui è fatto così. E così mentre sudi all’ombra, immobile come un prodiano di ferro e fuori da un centro commerciale, capita che ripensando agli ultimi giorni di politica italiana ti girino, giusto per fare un po’ di fresco. Pensi a “passo doble” di Fassina, economo PD che abbraccia i grilletti sul Durt e nasce una ulteriore gabella di sola burocrazia per commercianti e piccole imprese. Poi, furbo come uno storione del Volga, accortosi di quella che Montalbano chiamerebbe “una minchiata”, cala l’asso e riconosce l’esistenza dell’evasione per necessità… un colpo al cerchio, eccetera, eccetera… Pensi ai titoli dei giornali su “gli effetti della legge Fornero sulle pensioni” risparmi miliardari in qualche anno, peccato che le decine di migliaia di esodati stiano facendo risparmi ormai da ben oltre un anno… maga Fornero continui a non convincermi, sorry; resto “choosy” davanti al tuo fascino sfuggente e alle tue lacrime da operetta. Pensi alle manovre intorno alla Costituzione, a quell’articolo 138 pietra filosofale di baratto tra l’oro e il piombo, tra presidenzialismo e legge elettorale nascosti dietro pie intenzioni di tagliare parlamentari e senatori per rinfrescare un po’ gli italiani. Che  meraviglia ‘sto paese, che belli ‘sti Pidiessini, tre in una stanza fanno 4 idee diverse ma sono instancabili, via una l’altra. Se non la pensi come loro sei da buttare, sei di sinistra. E poi, tanto per chiudere in bellezza, ti vengono in mente le banane sul palco lanciate a Cecile Kyenge, due banane ai piedi del ministro per l’Integrazione tanto per far rima con le immagini evocate dal costituzionalista Calderoli, odontotecnico per hobby, fine costruttore di leggi elettorali per giunta auto recensite. Insomma un porcellum…  >> Mamma mia, come preferirei un bel passo indietro, come vorrei un po’ d’ordine, come mi manca il rigore della cosmografia dantesca, giù i cattivi, un pochino più su quelli così e così, in alto i buoni. E poi che meraviglia quel contrappasso, quella regola basata sull’inversione tra peccato e pena o sulla loro analogia che faceva correre gli ignavi, oggi diremmo qualunquisti mai scherati, dietro la loro vera bandiera: uno straccio. Quel contrappasso che fa incontrare nella tempesta Paolo Malatesta e Francesca da Rimini perché nella tempesta dei sentimenti finirono i loro cuori o Pier delle Vigne, suicida, trasformato in arbusto da travolgere e mutilare, condannato a rivivere in eterno il momento in cui ha rifiutato il proprio corpo. Che bell’ordine, che bravo Dante. Pensavo, quelle due banane, lanciate con sprezzo del pericolo da mani rimaste ignote, da attivisti dell’odio fuggiti forse anche prima che toccassero terra, quei due sinuosi frutti, Dante dove li collocherebbe? Il contrappasso e’ cosa seria, ci abbiamo perso anni a scuola per decifrarne l’essenza, guai a farlo diventare una semplice legge del taglione, tuttavia… Se dobbiamo mettere tutti nella ruota del contrappasso, tanto fa caldo, chi mettiamo oggi dei nostri politici a correre dietro allo straccio? Chi trasformiamo in pianta per evidente suicidio intellettuale? Chi lasciamo nella tempesta della passione insana di manomettere la Costituzione? E, scusate se insisto, come puniamo di contrappasso i lanciatori di banane? Ma attenzione: il contrappasso potrebbe avere anche un suo lato oscuro. I contrari possono far paura o affascinare. Il professor Brunetta ne sogna e spera: alto uno e novanta, bello, simpatico e intelligente. Come resistere?


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