Ior, il Papa chiede pulizia.
Ma non tutti sono d’accordo

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Lo Ior? Come altri uffici vaticani è necessario, ma fino a un certo punto. Le parole di Francesco, pronunciate nel corso della consueta messa mattutina nella residenza di Santa Marta, venivano diffuse ieri dalla Radio Vaticana provocando immediato stupore e scalpore. Anche perché l’Osservatore romano, nella sua edizione pomeridiana, ometteva proprio il passaggio dedicato all’istituto, segno che l’argomento era davvero delicato. Del resto lo Ior è da tempo al centro di una crisi dovuta a problemi legati alla scarsa trasparenza e a indagini di riciclaggio. Poi è in corso l’adeguamento alla normativa internazionale, ma sembra che dietro le parole di Francesco ci sia qualcosa di più.

In effetti ieri mattina Bergoglio ha celebrato la messa a Santa Marta alla presenza del personale dello Ior, e ha detto: “Quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong”. “E la Chiesa – ha aggiunto – non è una ong. E’ una storia d’amore”. “Ma ci sono quelli dello Ior – ha detto ancora – scusatemi, eh! Tutto è necessario, gli uffici sono necessari, va bè! Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore. Ma quando l’organizzazione prende il primo posto, l’amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa non è la strada”. Parole a loro modo sibilline che rappresentano una sorta di sfida anche per l’esistenza stessa dello Ior, e che comunque fanno pensare a una sua trasformazione.

Il fatto è che nei giorni scorsi Francesco avrebbe chiesto ai cinque cardinali che compongono la commissione di vigilanza dello Ior, di conoscere l’identità dei correntisti laici dell’istituto. Problema antico con il quale a suo tempo si misurò anche Wojtyla e con il quale soprattutto si è confrontato Ettore Gotti Tedeschi ex presidente dello Ior, che si sarebbe dimesso fra le altre cose proprio perché non gli era permesso di accedere a queste informazioni.Francesco non avrebbe avuto una rispsota positiva soddisfacente. La reazione del Papa è stata allora di due tipi: in primo luogo ha tolto l’indennità in denaro di cui godevano i cinque cardinali, circa 25mila euro l’anno oltre i 5mila euro mensili di stipendio. Poi, martedì mattina, ha sollevato con il suo stile la questione. Bergoglio ha parlato del problema anche con gli otto porporati incaricati di riformare la Curia.

Non si dimentichi che il coordinatore del gruppo, il cardinale dell’Honduras Oscar Rodriguez Maradiaga, ha spiegato come fra i loro compiti ci sia anche quello di dare consigli al Papa sullo Ior. E però la chiusura dell’Istituto, intesa come sua cancellazione, appare improbabile. Uno dei suoi più stretti collaboratori di curia del Pontefice, nei giorni scorsi, ha affermato: “non si può abolire lo Ior, è una cosa infondata. Gran parte della Chiesa del mondo è povera, ha bisogno di finanziamenti per costruire scuole, ospedali, centri di assistenza seminari. Il problema è un altro, ci vuole il massimo di trasparenza e di pulizia”.

Lo Ior è dunque passaggio chiave per misurare la volontà di riforma interna del Papa, e del resto fonti diplomatiche confermano che il mandato ricevuto da Bergoglio in occasione della sua elezione è stato quello di mettere mano alle cose che non vanno all’interno dei sacri palazzi, Torrione di Niccolò – dove ha sede lo Ior – compreso. Ancora va ricordato che la commissione cardinalizia di vigilanza guidata dal cardinale Tarcisio Bertone, e lo stesso presidente dell’Istituto Ernst Von Freyberg, sono stati rinnovati e nominati da Benedetto XVI proprio negli ultimi giorni del suo pontificato. Come si comporterà ora Francesco? Fonti vaticane spiegano che prima il Papa preparerà le basi tecniche e istituzionali per la riforma della curia, poi procederà al ricambio delle persone. Ma la strategia dei due tempi rischia di subire modifiche importanti di fronte alle resistenze che Bergoglio sta incontrando nei sacri palazzi.

da “Il Mondo di Annibale”


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