Mai era successo che si verificasse una manifestazione contro la magistratura a favore di un capo di partito…

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A Milano ne abbiamo viste tante e in qualche modo ci siamo abituati. Quelli che hanno la mia età hanno vissuto i cortei gioiosi quando venne approvata la legge sul divorzio, i canti e i balli delle femministe, poi le proteste degli studenti e degli operai, i momenti drammatici e i funerali delle vittime di una violenza che non aveva ragione, una mattina di dicembre quando la nebbia scendeva sulle bare dei morti di piazza Fontana allineate in piazza del Duomo, donne e uomini con le magliette arancioni per sottolineare la soddisfazione di Giuliano Pisapia a Palazzo Marino, e l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Però questa città, una volta, ma tanto tempo fa, capitale morale del Paese, non aveva per fortuna ancora visto politici assieparsi sulla scalinata del Palazzo di Giustizia sotto le gigantografie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Hanno pensato di rimediare i parlamentari del Pdl e non si sono ritrovati per rendere omaggio al sacrificio di due uomini che sono stati uccisi solo perchè volevano far rispettare la legge. No, guidati da Angelino Alfano, deputati e senatori hanno attraversato corso di Porta Vittoria per testimoniare  sdegno ai giudici, colpevoli, a loro giudizio, di accanimento nei confronti di Silvio Berlusconi. E li abbiamo visti, immagini in tutti i tg e sulle prime pagine dei quotidiani, immagini che non avremmo voluto vedere e che mai, nei paesi civili, si sono viste. Perché mai era successo che si verificasse una manifestazione contro la magistratura a favore di un capo di partito che non ha scelto, come tutti i cittadini, di difendersi in un’aula di giustizia. E a questa manifestazione risponde, con l’appello a tanti cittadini che vogliono un’Italia più giusta, Libertà e Giustizia che si ritrova per dire un forte ‘no’ a chi vuole impedire il lavoro dei magistrati. Sarà che tra poco più di un mese festeggeremo il 25 aprile, sarà quello che ogni giorno, appunto, ci tocca di vedere, ma il pensiero va proprio a quei nonni e a quelle nonne che non hanno avuto paura di dire ‘no’, che sono andati in montagna, e che ci hanno lasciato un Paese pieno di speranza, di prospettive, di forza. Mi viene da chiedermi dove la mia generazione ha sbagliato e quando guardo mia figlia devo chiederle scusa. Per quanto ancora?


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