Mutilato e beffato, perde le dita ma nessuno lo risarcisce

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di Fabio Frabetti*
Prima un grave infortunio sul lavoro. Poi un risarcimento danni mai ottenuto: le lungaggini di una giustizia spesso senza senso rischiano di mandare tutto in prescrizione. Per chi ancora riesce a lavorare, tornare a casa sano e salvo non sempre è una certezza e battersi per il proprio diritto alla sicurezza può risultare molto difficile.

SENZA DITA – Salvatore Pinto il 25 gennaio del 2006 sta lavorando nello stabilimento Indesit di Carinaro (Ce) dove si producono frigoriferi. Quel giorno si infortuna gravemente: rimane incastrato nell’estrusore, un macchinario industriale che produce fogli di plastica. Subisce cinque interventi chirurgici in cui gli vengono amputate tre dita della mano sinistra con la perdita funzionale delle altre due. Quando si riprende inizia la sua battaglia per ottenere il risarcimento per il danno subito e iniziano altri problemi. “Il mio infortunio era dovuto al mancato rispetto delle norme di sicurezza ed alla presenza di dispositivi in dotazione non idonei.

Al mio rientro al lavoro sono stato dapprima maltrattato e poi messo in “isolamento” per circa quattro anni dalla dirigenza di allora: isolamento significa che marcavo il badge e poi dovevo andare a “lavorare” in un posto fuori dallo stabilimento, una sorta di avancorpo in cui ero a contatto con il personale di un’altra ditta che era in appalto,il tutto nella totale indifferenza delle associazioni sindacali presenti nello stabilimento. Questo trattamento durò fino a quando non cambiò il direttore: solo allora fui reintegrato all’interno dello stabilimento. Le cose che ho dovuto subire sono molto gravi. Ad esempio quando mi rivolsi all’azienda per avere un aiuto economico: su richiesta dell’Inail dovevo recarmi al policlinico di Modena per essere sottoposto all’ultimo intervento chirurgico risolutivo al per poter indossare le protesi. I 1000 euro che l’azienda mi ha anticipato,li ho dovuti restituire a rate sulla busta paga, come se loro non avessero nulla a che fare con la mia tragedia”.

MUTILATO E BEFFATO – Quando Salvatore denuncia il titolare e chiede i danni per le conseguenze irreparabili dell’infortunio subito, si verificano alcune anomalie. “In un primo momento fu il pm a ordinare l’ispezione dell’asl di competenza, quella chiamata ad eseguire il sopralluogo: già questo è strano essendo prevista la denuncia obbligatoria agli organi competenti. L’asl ispeziona il sito produttivo, sequestra anche i guanti protettivi che indossavo al momento dell’incidente e invia tutto al magistrato. L’azienda viene sanzionata con alcune ammende ma con la volontà di archiviare molto velocemente l’inchiesta penale. Con il mio legale ci opponiamo alla richiesta di archiviazione nei confronti del direttore per lesioni colpose dovute all’inosservanza delle norme di prevenzione sui luoghi di lavoro: il nostro ricorso viene accolto e scatta il rinvio a giudizio.

La prima udienza doveva tenersi a luglio ma per lo sciopero degli avvocati è stata rinviata di diversi mesi. Il 30 gennaio scorso il mio legale non riesce a costituirsi parte civile per un’eccezione presentata dalla controparte inerente la mancata notifica dei capi di imputazione. Il giudice non ha potuto fare altro che restituire il fascicolo alla procura di Santa Maria Capua Vetere.

Il prossimo 24 giugno andrà tutto in prescrizione: rischio di ritrovarmi mutilato per tutta la vita con l’aggiunta di essere stato anche beffato dalla giustizia”. Salvatore si sente così sfregiato due volte, deve mantenere una famiglia e ancora oggi lavora per quella stessa società: “E’ indegno quello che mi è stato fatto, ho paura che la magistratura voglia insabbiare tutto”.

http://affaritaliani.libero.it/cronache/mutilato-e-beffato-perde190213.html?refresh_ce


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