Per un nuovo diritto umano
il diritto alla verità

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Si puo’ essere ottimisti e al tempo stesso provare un senso di avvilimento, nello scorrere il corposo rapporto 2012 sulla pena di morte nel mondo curato dalla parlamentare radicale Elisabetta Zamparutti per l’associazione “Nessuno tocchi Caino* (Reality Book edizioni).  E proviamo a spiegarci. L’ottimismo deriva dal fatto che il “rapporto” conferma quello che è un trend iniziato anni fa, quella che la stessa Zamparutti nel corso della presentazione, ha definito “un’evoluzione positiva verso l’abolizione con 155 Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica”. Al momento, i Paesi totalmente abolizionisti sono 99; gli abolizionisti per crimini ordinari sette; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44; i Paesi che mantengono la pena capitale sono 43 uno in piu’ rispetto al 2010: il Sudan del Sud, che ha ottenuto l’indipendenza nel luglio del 2011 ha mantenuto la pena di morte. Il dato confortante è che sono diminuiti i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: 19 rispetto ai 22 del 2010; di conseguenza sono diminuite le stesse esecuzioni: 5.000 quelle censite nel 2011, mentre quelle accertate e documentate nel 2010 sono state 5.946. Significativa la diminuzione delle esecuzioni in Cina, che tuttavia resta ancora molto alto: si è passati dalle circa 5.000 del 2010 alle circa 4.000 del 2011.
La Cina continua a guidare la macabra classifica delle esecuzioni, seguita da un altro paese in cui la democrazia e’ sconosciuta: l’Iran. Il rapporto di “Nessuno tocchi Caino ne ha contate almeno 676, un aumento spaventoso rispetto alle 546 del 2010; il terzo paese dove lo stato si arroga il diritto di uccidere, è l’Arabia Saudita: con le sue 82 esecuzioni ha triplicato quelle compiute l’anno precedente.
Il nesso tra totalitarismo, dittatura e pena di morte balza agli occhi: i paesi dove si ignora cosa sia democrazia e libertà sono responsabili del 99% del totale mondiale delle esecuzioni; ma si muore e si uccide anche nelle democrazie: quell’1% rimanente, si concentra negli Stati Uniti (43 esecuzioni nel 2011, dato che tuttavia conferma il progressivo calo delle esecuzioni in corso da anni) e Taiwan (5 esecuzioni). In controtendenza il terzo paese democratico che prevede la pena di morte, il Giappone che nel 2012 ne ha già eseguite 5. E’ motivo di conforto il fatto che in molti paesi dove la pena di morte risulta ancora presente nei codici e nella legislazione, questa non viene praticata: per esempio Bahrein, Guinea Equatoriale, Libia e Malesia, che ne avevano effettuate nel 2010. 898 condanne a morte, contro le 823 del 2010, sono state effettuate in 12 Paesi a maggioranza musulmana.     L’obiettivo della totale abolizione della pena di morte è lontano. Lo riconosce il ministro degli Esteri Giulio Terzi, un passato di ambasciatore e un attivo impegno per l’ottenimento da parte dell’assemblea delle Nazioni Unite di un impegno a favore di una moratoria, passaggio intermedio essenziale.”Abbiamo ottenuto in questi anni risultati importanti, ma il traguardo è ancora lontano”, dice Terzi.”Finchè esisterä un solo condannato a morte, esisterä la nostra ferma opposizione a tale pratica. E a quanti sostengono  che la pena di morte è necessaria per prevenire e reprimere i delitti piu’ efferati, continueremo a rispondere che non si è tanto piu’ sicuri quanto piu’ crudele è la sanzione. Al contrario, la pena capitale non garantisce alcuna dissuasione dal crimine”.Ricordando le tre risoluzioni sulla moratoria della pena di morte adottate dall’assemblea dell’ONU Terzi sottolinea che nel negoziato ‘alle Nazioni Unite per l’adozione di una nuova risoluzione a dicembre, l’Italia si pone come fine un testo capace di “aggregare il maggior numero di Stati, con l’obiettivo di un ulteriore aumento dei voti favorevoli e una diminuzione di quelli contrari”.no uccidere’.
L’appuntamento, ricorda Sergio ^’Elia che di “Nessuno tocchi Caino” è il segretario, “è per dicembre prossimo: l’assemblea generale dell’Onu tornerà a votare una nuova Risoluzione a favore di una moratoria delle esecuzioni”, E annuncia missioni in Ciad, Zimbabwe, Repubblica Centroafricana e Swaziland, per cercare di aumentare la “lista” dei paesi favorevoli all’abolizione della pena di morte: “Uno dei prossimi importanti passi da compiere è chiedere di abolire il ‘segreto di stato’ sulla pena di morte a quei paesi come Cina, Iran e Arabia Saudita e chiedere inoltre di limitare ai ‘reati piu’ gravi’ l’applicazione della pena capitale e di abolire la sua previsione obbligatoria per certi tipi di reato”.
Alla presentazione del “Rapporto 2012 di Nessuno tocchi Caino” è intervenuto anche il Segretario del Partito Radicale Nonviolento Demba Traorè, singolare e inedita figura nel panorama politico italiano: avvocato, credente e praticante musulmano, paese d’origine il Mali, attualmente dilaniato da una feroce guerra civile che vede opposti locali, tribu’ tuareg, residui di formazioni militari legate a Gheddafi, elementi di al Qaeda. Traorè mette in guardia la comunità internazionale dal rischio che nel suo Paese prevalgano gli integralisti islamici “che nel Nord hanno iniziato a praticare la Sharia. E’ notizia infatti di una settimana fa che islamisti nel nord del Mali hanno lapidato una coppia non sposata, la prima uccisione legata alla Sharia da quando i miliziani islamici hanno occupato l’area”.
La cornice dove situare tutto cio’, secondo Marco Pannella va inserito nell’acquisizione di un nuovo diritto umano, “quello alla verità”. Il patriarca dei radicali incentra il suo intervento sulla guerra in Irak, individua la necessità di abolire il segreto di stato opposto dal governo britannico alle conversazioni e i contatti tra l’allora presidente statunitense George W.Bush e l’allora premier britannico Tony Blair che hanno preceduto il conflitto, che dice Pannella è stato “provocato dai primi due Caini contemporanei, Bush e Blair, responsabili di alto tradimento nei confronti delle proprie patrie e legalità.” Sempre in riferimento alla guerra in Iraq, il leader radicale ha poi detto: “non siamo riusciti a salvare il Rais con la nostra campagna Nessuno tocchi Saddam, ma il modo in cui è stato giustiziato e le reazioni internazionali a quella esecuzione vergognosa hanno segnato una svolta e il successo nella campagna Onu per la moratoria universale”.
La goccia scava la roccia, è il motto di questi concreti utopisti, che sfidando ogni legge della logica e del buon senso, sono capaci di indicare obiettivi che sembrano “pazzeschi” e invece “semplicemente” anticipano tempi, capaci spesso di vedere, lä dove tanti si limitano a guardare.


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