Allarme fame, il piatto è vuoto

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di Giulia Cerqueti*
Brutte notizie sul fronte della lotta alla fame: il numero dei bambini gravemente malnutriti nel mondo è di nuovo in crescita,  1.500.000 in più fra il 2005 e il 2010 rispetto agli anni precedenti. A rivelarlo è l’ultimo Indice sullo sviluppo infantile redatto da Save the children (il rapporto viene redatto ogni 4 anni sulla base del monitoraggio del benessere infantile in 141 Paesi), i cui dati sono stati diffusi alla vigilia del Summit Olimpico sulla fame promosso dal Governo britannico in chiusra dei Giochi olimpici, il 12 agosto. In totale, secondo l’Indice, sono 58,5 milioni i bambini che soffrono di malnutrizione acuta.

Una piaga terribile, concausa di circa un terzo delle morti entro i primi cinque anni di vita, che invece di arretrare continua a progredire, a differenza di altri fattori sui quali, negli ultimi anni, si sono registrati dei successi: Save the children, infatti, segnala una riduzione del 30% della mortalità infantile nei Paesi in via di sviluppo, tra la seconda metà degli anni Novanta e la seconda metà degli anni Duemila, e un aumento del 40% del numero dei bambini iscritti alla scuola primaria nello stesso decennio.

A incidere pesantemente sulla crescita della malnutrizione infantile è la drammatica crisi alimentare che ha colpito la zona del Corno d’Africa e l’area del Sahel (in Africa 28 milioni di persone sono gravemente malnutrite). La Somalia, infatti, risulta in fondo alla lista dell’Indice, come peggior Paese del mondo dove essere bambini. Situazione grave anche per i bambini palestinesi: la Palestina è arretrata di ben 52 posizioni, passando dalla ventiseiesima alla settantottesima posizione: qui, a compromettere il benessere dei minori è, in particolare, la diminuzione dei bambini iscritti a scuola per mancanza di strutture e l’impossibilità di costruire nuove scuole a causa del blocco imposto ai Territori. Il Paese dove i bambini vivono meglio? E’ il Giappone. L’Italia si colloca in quarta posizione, dopo Germania e Spagna.


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