Io sò Carmela

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Carmela Cirella aveva 13 anni quando il 15 aprile del 2007 decise di farla finita gettandosi  dal settimo piano di un palazzo del quartiere Paolo VI di Taranto.  Carmela era stata vittima di stupro di gruppo pochi mesi prima,  con la sua famiglia si era rivolta ad un paio di centro per minori per chiedere aiuto, nel primo di questi le vennero somministrati, all’insaputa dei suoi genitori, degli psicofarmaci.  Subì l’aggressione da parte del branco durante una fuga durata quattro giorni, il suo allontanamento  nacque a causa dello disperazione per aver subito molestie da parte di un adulto, episodio questo che era stato denunciato e archiviato. Difficile per chiunque reggere il peso di un dolore così grande, figuriamoci quando si è poco più che bambini,  nei suoi giorni di lontananza da casa Carmela aveva appuntato nel suo diario il suo senso di sbandamento e i particolari della violenza subita, particolari che ripeté anche alla polizia quando fu ritrovata drogata e sotto shock. Il padre, Alfonso Frassanito,  racconta il calvario subito dalla famiglia nel tentativo di portare avanti le indagini. La questione fu trattata con superficialità da parte degli  inquirenti , provarono perfino a riconsegnare alla famiglia gl’indumenti di Carmela senza che fossero state periziate le tracce biologiche su di essi.  Poi venne il ricovero nel primo centro per minori durante il quale venne somministrata a Carmela una pesante terapia a base di psicofarmaci, terapia assolutamente non concordata con la famiglia, da li fu trasferita in un secondo centro  dove avevano iniziato a  diminuirle il dosaggio farmacologico, ma  Carmela, non riuscendo a sostenere un carico così pesante di  soprusi, violenza e ingiustizia, decise di  farla finita.

In questi cinque anni dalla sua morte l’esposto verso il centro dei minori è stato archiviato. Due ragazzi, ancora minorenni all’epoca dei fatti, accusati di averla stuprata hanno evitato la condanna. Nessuno dei tre imputati, ancora sotto processo dopo più di cinque interminabili anni, è stato mai arrestato.

Carmela  usava l’intercalare:  “Io sò Carmela” per attirare l’attenzione, per affermare sé stessa, per autodeterminazione,  per farsi coraggio.  Scriveva questa frase nei suoi quaderni e nel suo diario che aveva iniziato a scrivere in uno dei centro dov’era stata ricoverata.  Lo scriveva  forse per ricordare a chiunque leggesse le sue parole che lei era una persona e che come tale aveva il bisogno di sentirsi accettata e rispettata, così com’ era. Ma soprattutto “Io sò Carmela”  è stato l’urlo strozzato in gola mentre cadeva giù da quel maledettissimo settimo piano, un grido rivolto a tutti coloro che le avevano fatto del male, a quelli  che non avevano saputo o voluto aiutarla e al mondo intero,un urlo teso a trasmettere tutta la sua disperazione e il suo dolore, sentimenti cosi devastanti  d’averla spinta a terminare il suo cammino a soli 13 anni.

Questo urlo è diventato il nome che i genitori  di Carmela Cirella hanno scelto per l’ Associazione  nata con lo scopo di mettere la loro esperienza a  “disposizione di chiunque dovesse trovarsi in situazioni di qualunque genere di disagio, maltrattamenti abusi e violenze sessuali e non, affinché quello che è successo a noi non accada a nessun altro”. L’Associazione IosòCarmela, oltre a sostenere chi ha subito violenza, ha lo scopo di promuovere iniziative volte alla prevenzione nelle scuole e, fra le altre,si pone l’obbiettivo di promuovere un disegno di legge per la tutela delle vittime di pedofilia e di tutte le vittime di violenza e di stupro.

Nel sito http://www.iosocarmela.com/ si trovano tutte le informazioni, i contatti,  le iniziative proposte dall’Associazione e le indicazioni per sostenerle.

Questo https://www.facebook.com/groups/305355552868269/ è il Gruppo Facebook “Giustizia per Carmela”

Altre info qua: http://www.iosocarmela.net/


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