Equo compenso, il no del ministro Fornero

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“Intervenendo alla Commissione Lavoro del Senato, il Ministro Fornero ha espresso una riserva e una perplessità alla proposta di legge Moffa, Carra, Giulietti e altri sull’equo compenso per il lavoro giornalistico. Si comprende così il motivo del blocco che per settimane aveva tenuto fermo il provvedimento, malgrado fosse stato approvato all’unanimità dalla Camera”. Lo rende noto la Federazione Nazionale della Stampa. “L’odierno parere negativo capovolge il precedente positivo notificato dallo stesso esecutivo alla Camera e rischia di affossare un provvedimento atteso da migliaia di precari e precarie dell’informazione. Ma l’esigenza di un provvedimento legislativo sulla materia è urgente e indispensabile, come riconosciuto ancora pochi giorni fa dal Presidente della Repubblica e dal Presidente del Senato, che avevano sollecitato una positiva e rapida conclusione dell’iter legislativo in corso”.

“Il sindacato dei giornalisti non starà a guardare. Il provvedimento per l’equo compenso è una risposta di civiltà contro il vero e proprio “caporalato” che affligge larghe aree dell’informazione, e permette a troppi editori senza scrupoli di sfruttare oltre ogni limite il lavoro dei giornalisti praticando, inoltre, una concorrenza sleale ai danni degli imprenditori corretti. Il governo non può dire di voler combattere la precarietà e l’illegalità nel lavoro e poi apparire e essere incoerente. Peraltro, nel Paese che assume a tempo indeterminato il Direttore Generale della Rai, è semplicemente inaccettabile che debbano continuare ad essere “flessibili” coloro che vengono pagati 3 euro a pezzo”.

“Il ministro Fornero ha detto “no” all’approvazione della legge sull’equo compenso. La vergogna si è consumata”, commenta Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti.
Iacopino nota che il ministro “smentisce lo stesso governo del quale fa parte che aveva dato un parere favorevole in occasione della prima lettura e oltraggia la volontà della Camera, che aveva approvato la norma alla unanimità. Cadono nel vuoto l’appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del presidente del Senato il quale, d’intesa con il senatore Pasquale Giuliano, che presiede la commissione Lavoro, saprà certamente tutelare le prerogative del Parlamento. Il parere del governo non è, infatti, vincolante. Una domanda: agli interessi di quale lobby risponde un atteggiamento come questo? Un secondo quesito: davvero i parlamentari decideranno di far spazzare via da un diktat una azione di moralizzazione nel delicato mondo dell’informazione?”


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