Somalia. Jawari nuovo presidente, Mogadiscio incrocia le dita

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Il Prof. Avv. Mohamed Osman Jawari è stato eletto Presidente del nuovo Parlamento della Somalia. La cerimonia si è svolta non lontano dall’Aeroporto di Mogadiscio, nella ex Scuola di Polizia alla quale hanno partecipato 236 parlamentari sui 275 previsti dalla Costituzione provvisoria. Alla prima chiamata Jawari ha riportato 119 voti mentre 77 ne ha avuti Ali Khalif Galeyr, ex Primo ministro di uno dei governi della transizione ed ex Ministro sotto Siad Barre. Più distaccati i candidati Abdi Abshir (23 voti) Abdi Rashid (10 voti) e Hassan Abshir (5 voti) che hanno subito dichiarato di schierarsi per Jawari il quale, nella seconda tornata, avrebbe così superato il quorum. A questa prospettiva Galeyr si è ritirato permettendo la proclamazione di Jawari.

Mohamed Osman Jawari ha una lunga carriera alle spalle. Nato ad Afgoye, poco a sud di Mogadiscio, il 7 dicembre 1945 è entrato nella pubblica amministrazione durante il governo centrale di Siad Barre nel 1971 e si è laureato in giurisprudenza nel 1982 a Mogadiscio. E’ stato Ministro dei trasporti prima e degli Affari sociali poi contribuendo alle leggi che hanno portato la Somalia ai vertici mondiali per la tutela del lavoro. Ha contribuito alla Costituzione che Siad Barre adottò il 14 ottobre 1990.

Caduto il dittatore nel 1991, Mohamed Osman Jawari aderì alla diaspora stabilendosi in Norvegia dove ha partecipato a varie commissioni, da quella per la risoluzione dei conflitti presso il Ministero della giustizia, a quella contro le discriminazioni. Sempre in Norvegia Jawari è stato docente universitario e segretario dell’Associazione degli avvocati internazionalisti. Qui ha pubblicato diversi testi.
Nel 2008 l’ONU lo ha chiamato a partecipare al testo della nuova Costituzione post transizione della Somalia che, approvata a larga maggioranza, è in vigore dal 1° agosto in via provvisoria in attesa di eventuali modifiche del nuovo Parlamento e del referendum popolare.

Jawari parla correntemente arabo, inglese, italiano e norvegese.
La carica di Presidente del Parlamento della Somalia esercita un formidabile peso politico nelle istituzioni. Le altre cariche di spicco sono il Presidente della Repubblica che il Parlamento si appresta ad eleggere nei prossimi giorni e il Primo Ministro.
Il significato politico dell’elezione di Jawari è straordinario. Le nuove istituzioni, infatti, rispondono alla stessa regola “4.5” che ha retto la transizione, cioè un numero uguale di cariche o di componenti delle istituzioni per ciascuno dei quattro clan principali della Somalia – Darod, Hawiye, Dir e Rahanweyn – e metà per le minoranze.
Risiedendo soprattutto nella regione del Somaliland che dal 1991 rivendica l’indipendenza, i Dir, se partecipano alle istituzioni con propri parlamentari, non possono aspirare alle tre cariche di spicco che rimangono di fatto riservate a Darod, Hawiye e Rahanweyn.

Poiché Jawari è un Rahanweyn ed è divenuto speaker del Parlamento, la regola “4.5” limita ora l’assegnazione delle altre due cariche del Presidente della Repubblica e del Primo Ministro a un Darod e un Hawiye.
La prima vittima del sistema è l’ex speaker del Parlamento di transizione Sheikh Sharif Hassan, detto “Lametta” per la sottigliezza con cui colpiva i suoi nemici, che si era candidato a presidente della Repubblica. Essendo Hassan un Rahanweyn come Jawari, le sue aspirazioni sono ormai bloccate. Resta però in corsa per la poltrona più prestigiosa, in quanto del clan Hawiye, l’attuale Presidente di transizione della Repubblica Sheikh Sharif Ahmed che si dice abbia sposato una figlia di Hassan per stringere ancora di più l’alleanza tra loro sicché i voti di cui dispone Hassan in Parlamento confluiranno su Ahmed. A quest’ultimo, inoltre, fanno riferimento gran parte dei parlamentari respinti dalla Commissione Tecnica Elettorale (CTE) perché già coinvolti nella guerra civile, ma Ahmed nei giorni scorsi aveva convocato una riunione notturna con gli altri due capi della transizione, lo stesso Hassan ed il Primo Ministro Abdiweli Ali, per affidare alla Corte Suprema la decisione sull’ammissione nel nuovo Palamento dei suoi affiliati.

Proprio ieri i quattordici candidati di Ahmed hanno giurato nelle mani del Presidente della Corte Suprema, sebbene organo del tutto estraneo alla selezione dei parlamentari. In tal modo l’ingresso dei Warlords nel nuovo Parlamento, violando apertamente la nuova Costituzione, diventerebbe un problema della comunità internazionale e del neoeletto speaker Jawari. Se i Warlords dovessero essere ammessi, magari forti dei loro eserciti, in Parlamento nonostante l’unanime rifiuto della CTE, Ahmed, minacciando una nuova guerra civie, metterebbe una seria ipoteca sulla Presidenza della Repubblica alla cui carica il popolo invoca invece il Darod Mohamed A. Mohamed, già Primo Ministro durante la transizione e che in soli 5 mesi del 2011 riuscì a farsi apprezzare fino a provocare dieci giorni di manifestazioni a suo favore quando i due sceicchi della transizione ne pretesero le dimissioni. Proprio per questo Mogadiscio oggi incrocia le dita ben sapendo che archiviare l’esperienza degli sceicchi della transizione non è un’impresa facile.

*l’autrice è fondatrice e portavoce dell’Associazione Migrare www.migrare.eu


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