Giornalismo sotto attacco in Italia

Il Cpr di Gjadër non va. “Ostacola la relazione con i familiari dei trattenuti e con la difesa”. La relazione dei Garanti dopo le ispezioni

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E’ stata pubblicata in queste ore la relazione del Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasìa sul Cpr di Gjadër, una struttura definita adeguata agli standard del servizio cui è finalizzata ma ci sono vistose lacune logistiche  visto che si trova fuori dal  territorio italiano.

Il centro di Gjadër, gestito dall’ente Medihospes, è descritto nella relazione come una struttura nuova e con dotazioni adeguate, anche se con limiti logistici, dati dalla collocazione in Albania e da una progettazione architettonica securitaria che non ha tenuto conto di elementari bisogni della persona, dalla visibilità del cielo dai cortili delle aree detentive alla assoluta mancanza di verde. Al momento della visita erano presenti solo 27 persone trattenute, mentre la sezione per richiedenti asilo e quella penitenziaria non erano operative.

La gestione è apparsa ai Garanti efficiente, ma la collocazione geografica in Albania presenta rilevanti criticità, prima fra tutte la distanza dall’Italia, che ostacola la comunicazione con familiari e legali, compromettendo il diritto alla difesa. Ulteriore motivo di preoccupazione è rappresentato dai rischi derivanti da eventuali necessità di cure esterne, poiché il sistema sanitario albanese garantisce standard inferiori a quello italiano.

Nel corso della ispezione è stato rilevato l’uso sistematico delle fascette ai polsi delle persone in corso di trasferimento in Albania, Anastasìa e Calderone raccomandano alle autorità di polizia a valutare caso per caso la stretta necessità del loro impiego.

I Garanti invitano inoltre le autorità competenti a rimuovere le reti metalliche che rendono i cortili comuni alle camere di detenzione simili a gabbie; ad assicurare che i trattenuti possano presentare domanda d’asilo e che i tempi di formalizzazione siano adeguati; a promuovere iniziative che rendano meno gravosa la permanenza nel centro; a piantare alberi e creare aree verdi per attenuare il carattere afflittivo della struttura, situata in un’area brulla e isolata; a prestare attenzione alle disparità tra il sistema sanitario italiano e quello albanese, che possono penalizzare i trattenuti; ad assicurare assistenza a chi viene dimesso per incompatibilità con la vita ristretta, evitando che sia abbandonato senza supporto.

I Garanti, infine, rivolgono una raccomandazione alle autorità competenti, affinché si indaghi sui casi frequenti di persone dichiarate idonee al trattenimento nei Centri in Italia che risultano poi inidonee in Albania e sui casi in cui individui giudicati inidonei in Albania vengano poi nuovamente ritenuti idonei e trattenuti in Italia.

 La relazione è stata inviata al Prefetto di Roma Lamberto Giannini, alla Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno Rosanna Rabuano e, per conoscenza, al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e dalla Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone.

Il centro di Gjadër è sotto la responsabilità della Prefettura di Roma, e ciò configura una competenza territoriale dei Garanti delle persone detenute della Regione Lazio e di Roma Capitale, che vi si sono recati in visita il 29 e 30 luglio scorsi.

 


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