Giornalismo sotto attacco in Italia

Perugia – Assisi: un’umanità in cammino

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Mi domando dove sia quest’umanità il resto dell’anno. Dove siano questi giovani che invocano pace e fraternità, solidarietà, giustizia, tenerezza. E mi rispondo che non è colpa loro ma nostra. Siamo noi, infatti, che non diamo spazio al meglio delle nuove generazioni, che preferiamo lo schiamazzo al racconto della società, l’urlo al confronto, la rissa da bar per tirare su l’audience alla meraviglia di un mondo che segue ancora valori antichi e modernissimi, ispirandosi a un’avventura iniziata nel 1961 grazie al movimento pacifista di Danilo Dolci e Aldo Capitini e divenuta ormai imprescindibile.
Perché il mondo è in guerra, le parole che risuonano ovunque ci terrorizzano, la ferocia regna sovrana, si parla con nonchalance di cannoni e conflitti mondiali, quasi si auspica l’escalation, si vaneggia di guerra contro la Russia, come se non fossero chiare le conseguenze di una simile pazzia, e non ci si ferma a riflettere su quanti soldi, quante vite, quanta bellezza e quante generazioni stiamo bruciando con questo riarmo insensato e pericolosissimo. Poi, però, arrivano i giorni della Marcia per la Pace (10 – 12 ottobre): ragazze e ragazzi si ritrovano al Palazzo dei Notari, nella splendida Sala dei Priori, per l’Assemblea dell’ONU dei Popoli e ti rendi conto che in quella stanza, come detto, c’è il mondo, con colori, voci, sguardi e riflessioni che giungono persino dal Malawi, con Francesca Albanese che parla di diritti umani, con il meglio della società che si ritrova e si prende per mano.
Infine la Marcia, “un’assemblea in cammino” per dirla con Capitini, colorata e vivace, aperta da uno striscione su cui c’è scritto espressamente “Fraternità”. Una marea umana, un fiume di gente che parla d’amore per il prossimo e confida nella salvezza dell’umanità, l’abbraccio fra credenti, non credenti e credenti di altre religioni, la Chiesa di Francesco e quella di Leone, in un passaggio delicato anche per il mondo ecclesiastico, l’universo laico e quello politico, senza dimenticare l’ondata di giovani che nelle ultime settimane, e anche oggi, si è riversata nelle strade e nelle piazze per far sentire la propria voce.
Articolo 21 c’era e ci sarà, convinti come siamo che solo dall’incontro, dalla buona informazione e dal recupero di un minimo di gentilezza e di nobiltà d’animo possa nascere l’alternativa di cui si avverte il bisogno. Nessuna propaganda di partito o di coalizione, in queste giornate di raccoglimento e di apertura ad altri popoli e culture. In compenso, una sensazione di gioia che non avvertivamo da tempo.
E come mi ha detto ieri Raffaella Bolini dell’ARCI, c’è una sigla da tenere a mente: GSF, che ventiquattro anni fa stava per Genoa Social Forum e adesso per Global Sumud Flotilla. Gli ideali sono gli stessi. Tutto si tiene, tutto ricomincia.

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