I borghi e le aree interne a questo governo non servono

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Ancora una discriminazione da parte del governo Meloni, non in linea con l’articolo 3 della Costituzione.

Quando un mese fa il ministro Foti farfugliò in Parlamento che i borghi delle aree interne in Italia erano un grosso problema si stentava a crederlo e l’opposizione tutta si pronunciò contro. Ma adesso arriva uno scritto ufficiale, lontano dai riflettori ma molto chiaro.

È una frase contenuta a pagina 45 del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), approvato con grande ritardo a fine giugno. Si trova nell’obiettivo numero 4: Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”.

E recita: “Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”. Non è una battuta, né un refuso. È la nuova linea di indirizzo strategico dello Stato verso centinaia di Comuni italiani, per lo più montani, collinari o rurali. Piccoli stupendi paesi che in ogni regione coltivano antiche forme di artigianato, patrimoni artistici e ambientali esclusivi, angoli di turismo sostenibile e mantenimento del clima, della flora, della fauna. Angoli di natura incontaminata, insomma.

Fino ad ora se ne parlava come aree da ripopolare, da valorizzare, da rilanciare anche con attività diverse, comprese forme di smart working.

E invece no. I borghi delle meravigliose aree interne della provincia italiana sono come i poveri, i disabili, gli anziani, i migranti: roba da buttare. Non è una parola grossa, è la tendenza di questo drammatico tempo della destra al potere nel mondo. I poveri non li aiuto ma gli faccio pagare di più i servizi, a cominciare dalla sanità, ai disabili tolgo la manutenzione delle carrozzine e una parte di presidi sanitari, per gli anziani riduco i finanziamenti all’assistenza domiciliare e aumento il costo di medicinali non salva vita ma che possono aiutare, gli immigrati, regolari, li faccio lavorare a 40 gradi nei cantieri o per strada, qualcuno non ce la fa, ma tant’è…

Questa è una regressione della civiltà, un nuovo paradigma devastante: sei un paesino un  po’ lontano dalle città, con la tua pieve medievale, i tuoi ulivi secolari, le botteghe che lavorano la paglia, le ricamatrici al tombolo, pazienza! Si rinuncia ufficialmente all’idea di invertire la tendenza allo spopolamento. Si pianifica il declino. Lo si accompagna. Lo si normalizza. In una Italia sempre più in preda alla crisi climatica, che non fa più figli, che paga i giovani 3 euro l’ora, il governo di estrema destra decide di abbandonare i piccoli borghi per rendere sempre più arido e improduttivo il territorio, o, peggio, perché oscuri disegni di trivellazioni, sfruttamento indiscriminato della natura e degli esseri umani sono alle porte. E naturalmente le più colpite saranno le regioni del centro e del sud, inutile dirlo.


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