Rai, un accordicchio non s’ha da fare, né ora né mai

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Leoni al sole -in sedicesima- (il riferimento è al grande film del 1961 con Vittorio Caprioli e Franca Valeri, su soggetto di Raffaele La Capria) sembrano gli esponenti delle destre arrembanti sulla e nella Rai. Nella calura estiva paiono approfittare della spossatezza degli esseri umani per forzare le cose in seno alla ottava commissione del Senato, dove sono iscritte ben nove proposte di riforma della cosiddetta governance (termine da abolire in quanto reaganiano, ricorda giustamente Luciana Castellina), in verità assai poco connesse con il tempo dell’intelligenza artificiale, ovvero il contesto per e di ogni testo che non nasca vecchio.

Non solo. Ora, la priorità sul piano politico e temporale è evidente: va recepito interamente l’European Media Freedom Act, la normativa europea sul sistema mediale che il prossimo 8 agosto entrerà in vigore anche per ciò che concerne i servizi pubblici. Ed è altrettanto importante riferirsi alla giurisprudenza costituzionale, che ha costantemente sottolineato come proprio il servizio pubblica appartenga alla sfera di competenza del Parlamento e non del governo. L’Emfa fornisce un vasto quadro di riferimento, cui non è possibile sottrarsi, per l’incombere di infrazioni e conseguenti salate multe.

Per contribuire allo svolgimento del confronto sulla riforma, è necessario allargare lo sguardo oltre i temi della Rai (dal rispetto dell’autonomia dell’informazione al divieto di spionaggio alla regolazione delle concentrazioni e dei conflitti di interesse alla certezza delle risorse, alcuni degli argomenti dell’Emfa), aggiornando una discussione altrimenti ingiallita e arcaica.

Insomma, il riferimento all’Emfa va messo in testa alle ipotesi di articolato, per illuminarne il senso e rispondere alle ripetute critiche che vengono all’Italia dall’Unione europea. Quest’ultima già mise l’Italia sotto osservazione nel Rapporto sullo Stato di diritto dell’anno scorso, a mo’ dell’Ungheria. E Reporters Sans Frontières hanno collocato il Paese al 49° posto nella classifica sulla libertà di informazione, dopo il già basso 46° gradino del 2024. L’Emfa costituisce una bussola che restituisce valore ad un intervento legislativo altrimenti assai datato e per di più monco.

Se non si riparte così, si corre il rischio di limitarsi ad una formale accondiscendenza all’articolo 5 dell’Emfa, magari togliendo dalle fonti di nomina il governo, ma tenendo intatto il predominio della maggioranza. Secondo i progetti delle forze di maggioranza -infatti- ciò che esce dalla porta rientrerebbe dalla finestra.

È ripresa la routine nella sede della commissione del Senato, con le audizioni di associazioni (tra le quali Articolo21) e organizzazioni sindacali nonché dell’Ordine dei giornalisti. Erano in lista di attesa da mesi, a mo’ di quella dei treni nell’era del ministro Salvini. Seguirà, secondo le previsioni, la discussione nella sede parlamentare attorno ai ddl (2 Pd, 1 Lega, 1 5Stelle, 1 Fratelli d’Italia, 1 Alleanza Verdi-Sinistra, 2 Forza Italia), che sembrerebbe non ulteriormente rinviabile.

Peccato che alla entrata in vigore dello specifico articolo 5 dell’Emfa manchi circa un mese (8 agosto), tempo troppo esiguo persino per il peggior decisionismo. O per un accordicchio.
Quindi, che fare? Innanzitutto, è urgente predisporre azioni rivolte alla Commissione europea e alla Corte di giustizia dal 9 agosto in poi, corredando i ricorsi con l’ampia documentazione critica dell’Unione europea, ivi compreso il citato Rapporto sullo stato di diritto in cui l’Italia esce assai male. E nel frattempo, con buona pace di chi vi messo in ottima buona fede testa e mani, è bene azzerare i testi di oggi, riscrivendo un disegno conforme invece ai dettami dell’Emfa.

Se vi fosse la volontà, non sarebbe difficile.

Guai, invece, a supporre di dar luogo a un inciucio estivo, magari impraticabile ma utilizzato per offrire uno sblocco al gradimento in seno alla Commissione di vigilanza per la presidente della Rai immaginaria Simona Agnes (nulla di personale, ovviamente).

Altro che inciucio, un invito alla rivolta. Un’insolazione.

Fonte: https://ilmanifesto.it/rai-un-accordicchio-non-sha-da-fare-ne-ora-ne-mai?t=iyPKb6oRnX5YMjKMaFycj


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