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Media in Georgia, pressione e repressione

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Il 22 aprile la Presidente uscente Salomè Zourabichvili ha dedicato un tweet  ai 100 giorni di carcere di Mzia Amaghlobeli. In carcere, dove tutt’ora si trova, la giornalista ha portato avanti per un mese circa uno sciopero della fame, poi interrotto anche su richiesta dei tanti che la sostengono e l’aspettano.

L’arresto e il processo in corso alla Amaghlobeli, fondatrice dei media indipendenti Batumelebi e Netgazeti, sono la punta dell’iceberg della repressione in corso contro i media in Georgia. Amaghlobeli è stata arrestata il 12 gennaio 2025, durante una protesta a Batumi, dopo aver affisso un adesivo con la scritta “Georgia Strikes” sulla recinzione del Dipartimento di Polizia in Adjara.

È accusata ai sensi dell’articolo 353 del Codice Penale per presunta aggressione a un agente di polizia, accusa che prevede una pena detentiva da quattro a sette anni.

Sono emerse delle discrepanze riguardo alle circostanze del suo arresto: Amaghlobeli è stata arrestata da Grigol Beselia, capo della polizia dell’Adjara, ma il rapporto è stato firmato da Gocha Vanadze, un funzionario sanzionato.

Durante la sua comparizione in tribunale, Amaghlobeli ha negato ogni accusa. Il procedimento giudiziario è stato più volte rinviato, a causa della presentazione di nuove prove da parte della difesa e delle richieste di ricusazione del giudice. Il suo team di difesa ha criticato il procedimento, evidenziando incongruenze nel verbale di fermo e mettendo in dubbio le qualifiche del giudice che presiedeva la seduta.

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la detenzione di Amaghlobeli. Il suo caso ha attirato l’attenzione di diplomatici, con osservatori provenienti da Repubblica Ceca, Svezia, Polonia e Regno Unito che hanno assistito alle sue udienze.

Il deputato statunitense Joe Wilson ha chiesto  il suo rilascio immediato, affermando: “Mzia Amaghlobeli e tutti i prigionieri politici del regime di Ivanishvili devono essere rilasciati immediatamente!”. Anche la portavoce dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, Anitta Hipper, ha criticato la repressione contro i manifestanti pacifici, compresi gli arresti di giornalisti e attivisti.

Oltre alle manifestazioni in viale Rustaveli che non omettono mai di ricordare la battaglia di Amaghlobeli, il 21 marzo, i giornalisti georgiani si sono radunati a Kutaisi in suo sostegno, in occasione della Giornata dei giornalisti georgiani.

Il caso di Amaghlobeli è emblematico di una più ampia tendenza verso la repressione dei media in Georgia. Dal 28 novembre 2024, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) ha documentato numerosi episodi di violenza e arresti da parte della polizia ai danni di giornalisti impegnati nelle proteste.

Sono tanti i giornalisti picchiati: si ricordano il pestaggio di Guram Rogava, un giornalista di Formula TV che ha riportato fratture facciali, e l’aggressione ad Aleksandre Keshelashvili, un giornalista di Publika che è stato picchiato e trattenuto per ore prima di ricevere cure mediche.

Il giornalista di Indigo, rivista online, Saba Sordia, trattenuto per 48 ore il 7 aprile con l’accusa di aver disobbedito agli ordini della polizia, ha riferito di essere stato oggetto di abusi e minacce omofobiche da parte degli agenti. Il 18 dello stesso mese il tribunale cittadino di Tbilisi ha multato Sordia, di 2.500 lari georgiani, cioè circa 800 euro. Sordia ha dichiarato la propria innocenza e ora intende presentare ricorso contro la multa.

Oltre alle aggressioni fisiche, i giornalisti hanno dovuto affrontare conseguenze legali. Nano Chakvetadze, giornalista di Formula TV, è stata multata di cinquemila lari (circa 1600 euro) per aver presumibilmente bloccato una strada durante il suo servizio.

Analogamente, Aleksandre Keshelashvili ha ricevuto un ammonimento verbale dal Tribunale della città di Tbilisi per disobbedienza agli ordini della polizia. Il cameraman di TV Pirveli, Lasha Jioshvili, è stato incriminato per un post sui social media in cui avrebbe insultato le forze dell’ordine.

Questi episodi, aggravati da multe e sanzioni amministrative, evidenziano come i meccanismi statali siano sempre più utilizzati per intimidire gli operatori dell’informazione.

Il Centro per i media, l’informazione e gli studi sociali (CMIS) ha riferito che, dal 28 novembre 2024, si sono verificati 124 incidenti che hanno coinvolto 147 giornalisti, fotografi e cameraman, subendo repressione, tra cui lesioni fisiche, danni alle attrezzature, multe e procedimenti legali. CMIS ha sottolineato che la polizia ha multato 17 giornalisti per un totale di cinquemila lari per presunti blocchi stradali e ha rilevato una serie di interferenze con il lavoro dei media, tra cui abusi verbali e fisici e confisca delle attrezzature.

La televisione pubblica georgiana, GPB rimane al centro delle polemiche sull’informazione che stanno accompagnando questi mesi di manifestazioni ininterrotte. La frustrazione si è intensificata il 12 marzo, quando gli studenti dell’Università di Teatro e Cinema hanno manifestato fuori dall’emittente, chiedendo pari spazio in onda dopo aver accusato il loro rettore di aver diffuso disinformazione durante un’apparizione alla GPB.

Slogan come “Spazio in onda per gli studenti, solidarietà per gli studenti” risuonavano fuori dallo studio, in seguito alla precedente sospensione di diversi studenti manifestanti.

La dirigenza della GPB è stata criticata per la gestione di tali richieste e per i presunti pregiudizi nella sua programmazione. Le tensioni sono aumentate con la rielezione di Vasil Maghlaperidze a presidente del consiglio di amministrazione il 3 aprile scorso, senza neanche che venissero presi in considerazione candidati alternativi.

I manifestanti si sono radunati fuori dalla sede centrale della GPB, srotolando striscioni con la scritta “La gente merita un’emittente pubblica indipendente”. La GPB non fa la parte del leone nel mondo dell’informazione televisiva nel paese, che è dominato dalle emittenti private, ma proprio perché pubblica, il suo ruolo viene scrutinato in modo differente in un ambiente televisivo molto polarizzato.

Il 12 aprile, Tea Kakhiani, responsabile del monitoraggio, e l’attore Davit Velijanashvili hanno annunciato le loro dimissioni dall’emittente, sostenendo che la direzione sopprimeva le voci indipendenti e promuoveva una cultura in cui i professionisti liberi di pensare non erano benvenuti. Le loro dimissioni hanno seguito quelle di Nino Zautashvili e Vasil Ivanov-Chikovani, figure note per la loro integrità.

Questi eventi alimentano le crescenti preoccupazioni che la situazione della tv di stato stia aggravando il declino democratico della Georgia in un contesto di crescenti tendenze autoritarie.

Da https://www.balcanicaucaso.org/


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