Disertore, deportato in Germania, poi uomo libero e felice dopo la liberazione. La storia di “Zvan” raccontata in uno splendido podcast

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In romagnolo “Zvan”, Giovanni, classe 1925, che si sparò su un piede per non andare a combattere nell’esercito repubblichino. A 15 anni operaio nel settore della ortofrutta a Massa Lombarda, provincia di Ravenna, nel 1942 ha  18 anni quando prende la tessera del partito comunista.  Disertore, deportato in Germania, poi uomo libero e felice dopo la liberazione. Che grande ed emozionante storia ci racconta il nipote di Zvan Mattia Martini, giornalista della Rai Tgr Emilia Romagna. Cinque puntate nel podcast “Zvan dei Filiteri”, pubblicato su RaiPlay Sound. Filiteri è il cognome di famiglia e da oggi chiamerò l’autore Mattia Martini Filiteri perché grazie al suo ricco e prezioso lavoro di ricerca e memoria un cognome così bello non deve andare disperso.

La base del racconto è una registrazione raccolta da Mattia con una piccola telecamera vent’anni fa. “Ho ritrovato la video cassetta di un’intervista con mio nonno, mi disse Mattia, quasi un anno fa. Mi sembra valga la pena provare a lavorarci”. Il podcast è nato così, realizzato in tempi rapidi, arricchito da testimonianze di storici e parenti, aneddoti e episodi inediti. Un gran lavoro che ne sono convinto era già tutto scritto nella testa del suo autore, aveva solo bisogno di una spinta per tirarlo fuori.

C’è tanto e di più in questo podcast esemplare. Il racconto in prima persona è incalzante e coinvolgente, Mattia Martini legge e recita poesie anche in dialetto romagnolo, traduzione a seguire, la musicalità delle parole e dei nomi sono note di uno spartito. Zvan come detto è Giovanni, il primogenito, Paris è il padre e Artemisia la madre, Milka è la sorella, unica ad essere ancora al mondo, c’è lo Zio Gigi che ha resistito ai tedeschi ma non  al Covid.

Massa Lombarda, medaglia al valor militare, è un esempio di lotta al nazifascismo: 102 morti, 250 feriti, 47 militari dispersi, le donne sempre in primo piano prima come staffette partigiane e poi nella ricostruzione.

La famiglia Filiteri non  fa eccezione, sempre e solo da una parte, quella giusta contro il fascismo e i fascisti.

Zvan racconta con il pudore di chi non vuole passare per un eroe ma solo per colui che come tanti altri ha fatto scelte che gli sembravano normali anche se al prezzo della vita, perché non è bello morire da giovani.

– Come ti hanno trattato i tedeschi nei campi?  chiede Mattia al nonno.

– Malissimo,  risponde quasi sorridendo, ma non mi hanno mai picchiato, solo una volta bastonate sulla schiena. Ma poi dai con alcuni di loro, più comprensivi, ci ho anche scherzato, singolarmente sarebbero state brave persone. Dormivamo sulla paglia tra le cimici, la fame è stata  una brutta bestia, acqua calda, erba e pane nero. Che erba? Non lo so. E ancora sorride.

Se  c’è da essere troppi seri e macabri meglio sorvolare e mettere da parte il microfono, come quando mangiavano topi morti. Non caso si racconta di come un giorno molto tempo dopo  nonno e nipote andarono al cinema di Massa per vedere la Vita è bella di Benigni. E’ incredibile come anche nella vita e non solo in un film si possano raccontare eventi drammatici  con il tono quasi leggero e tranquillo di Zvan che sembra proprio uscire dalla pellicola premiata nel 1998 con tre premi Oscar.

Quando Massa Lombarda finalmente cade e viene liberata, il 13 aprile del 1945, Zvan è ancora in Germania, sono gli ultimi giorni prima della fine del nazismo, lo ritroviamo a spalare tra le  macerie dei bombardamenti degli alleati sulle città tedesche. Da più di anno i familiari non hanno sue notizie. La sua ultima comunicazione sta in un biglietto gettato dal camion che lo sta portando dal carcere in un campo di lavoro tedesco: Io Filiteri Giovanni sto per andare deportato in Germania. Quando a Massa arrivano gli inglesi i partigiani li stanno aspettando in piazza.  Anche Paris, il padre di Zvan, non c’è, ma presto si riunirà ai parenti e agli amici, appena libero dal carcere di Ponza.

Il ritorno di Giovanni è una pagina di neo-realismo: qualcuno anche se dimagrito e sfigurato lo riconosce aggirarsi a piedi nella vicina Bagnacavallo, avvisano la mamma Artemisia che parte in bicicletta.  E’ proprio lui  e madre e figlio, Zvan intanto ha 20 anni, tornano insieme a Massa, lui pedala e lei  sul manubrio.

Zvan sposerà Carmen, hanno avuto un’unica figlia, “la Nadia”  la mamma di Mattia. Nel  2013 Zvan a 88 anni lascia la sua terra e la sua vita.

Come è andata la vostra vita dopo la liberazione?

Risponde oggi Milka la sorella di Zvan:

Abbiamo continuato la nostra vita, contenti, perché ci siamo voluti sempre molto bene.

Il podcast “Zvan dei Filiteri” è stato scritto e diretto da Mattia Martini, giornalista Rai, magistralmente montato da Luca Fabbri e Diego Gualandi, tecnici Rai della sede di Bologna e pubblicato sulla piattaforma RaiPlay Sound.  Un lavoro realizzato con grande passione e totalmente privo di sobrietà.

Filippo Vendemmiati giornalista ed ex caporedattore Tgr Emilia Romagna


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