Articolo 21, Comune di Lizzano in Belvedere, ANPI e Città Metropolitana di Bologna insieme a ricordare nei giorni in cui 80anni fa fu liberata l’Italia dal nazifascismo: Papa Francesco nel giorno del suo funerale, il partigiano della brigata Giustizia e Libertà Enzo Biagi, nome di battaglia il Giornalista, la figlia Bice a cui è stato intitolato il presidio di Articolo 21, il Beato don Giovanni Fornasini parroco di Sperticano frazione di Marzabotto, collaboratore della brigata Stella Rossa e medaglia d’oro al valor militare alla memoria che ha dato la vita per salvare i suoi parrocchiani.
“La Resistenza tra Cultura e Libertà” è stato il sottotesto dell’incontro alla presenza di tanti cittadini sono intervenuti Barbara Franchi, Anna Cocchi, Giuseppe Giulietti, Rita Monticelli, Sigfrido Ranucci, Filippo Vendemmiati, Giangiacomo Schiavi, Paolo Maini, Loris Mazzetti con la sapiente regia di Francesco Cavalli.
Il 25 aprile 1945 segna la fine del fascismo ma non dei fascisti. La Germania con Norimberga fa fatto i conti con il nazismo, l’Italia con il fascismo no. Il 22 giugno 1946 entrò in vigore l’amnistia Togliatti, voluta dagli Alleati che consentì alla maggior parte dei fascisti presenti nelle istituzioni durante il governo Mussolini: magistrati, prefetti, questori, ecc., di rimanere al loro posto anche dopo la fine del fascismo. Il generale Graziani condannato a 19 anni rimase in carcere solo quattro mesi, divenne presidente del partito neofascista MSI, Almirante, il fondatore con Rauti e altri, era stato l’estensore delle leggi raziali che portarono migliaia di ebrei e non solo nei campi di sterminio nazisti, oggi a capo del Governo siede la sua allieva Meloni; Roberto Occhetto che era stato una spia dei nazisti diventò segretario del questore di Roma.
Nel 1954 al teatro Lirico di Milano Piero Calamandrei tra i fondatori del Partito d’Azione e padre costituente, denunciò che “la Resistenza, dopo aver trionfato in guerra, fu soffocata e bandita dalle vecchie forze conservatrici. La Resistenza finì sui banchi degli imputati inquisita dagli stessi fascisti”. Quello che sta succedendo con il sovranismo, il populismo, il nazionalismo, antisemitismo, l’omofobia, il razzismo, la caccia all’arrivo dei migranti, le disposizioni per controllare e impedire la libertà di stampa ricorda ciò che avvenne durante il ventennio fascista con la “macchina del consenso”, poco alla volta ma con determinazione per colpire l’articolo 21 della Costituzione: il diritto dei cittadini di essere informati, imbavagliando la libera informazione, omologando il servizio pubblico al pensiero unico con decreti che colpiscono il lavoro del giornalista come il ddl Sicurezza che ha l’obiettivo di impedire il dissenso per controllarlo e, come fece Mussolini, l’obiettivo è quello di annientare l’opinione pubblica. Il grande pericolo, come è stato denunciato dal dibattito a Lizzano, è l’indifferenza su ciò che sta accadendo, come aveva scritto Gramsci, poi denunciato da don Andrea Gallo e ricordato ancora dalla senatrice a vita Liliana Segre. In questi giorni contro l’indifferenza il Comune di Lizzano in Belvedere ha appeso sulla facciata del municipio il volto del cooperante Alberto Trentini in carcere dal 15 novembre in Venezuela con la richiesta di libertà. Non dimenticare Alberto e combattere l’indifferenza che circonda la sua detenzione è Resistenza, ieri durante il nostro incontro si è urlano: Libertà per Alberto Trentini. Governo batti un colpo!”