La piccola storia entra a vele spiegate nella grande storia portando i Fatti di Avola in palco

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Sulla scena aperta domina un grande velo da sposa e già intuisci che assisterai allo strazio di una donna che si credeva fortunata, ma che dovrà affrontare un dolore tremendo: la perdita dell’amato marito e padre delle sue tre figlie, barbaramente ucciso dalla Celere durante una pacifica e giusta manifestazione di contadini ad Avola che chiedevano una equa retribuzione a favore dei diritti del lavoratore. Un orrore impunito che imbratta la nostra storia e solleva questioni irrisolte.

A portare in scena i Fatti di Avola del 2 Dicembre 1968 è Aurora Miriam Scala, che ha scritto e interpretato con passione e competenza “Itria” impersonando la moglie di Giuseppe Scibilia, che dà il nome alla pièce e racconta i fatti in prima persona, flettendosi in vari ruoli con versatile talento e coinvolgente affabulazione.

Vestita di nero, in ginocchio, una donna accenna un “repito”, rituale lamentazione funebre del Sud Italia, poi si alza in una struggente moviola della memoria per indossare un abito da sposa, a lacerante contrasto.  Il matrimonio è il primo atto felice di una vicenda amara che sapientemente la Scala alterna con piccoli movimenti umoristici, dai battibecchi con la madre a scene di vita quotidiana di una semplice donna in un semplice desco domestico, irrorato e illuminato dall’amore dei due coniugi e delle loro tre figlie. Una vita modesta, ma serena, che una giusta rivendicazione dei propri diritti trasforma in una tragedia senza fine, sconvolgendo la vita della famiglia e di una donna che ne aveva fatto il fulcro della sua esistenza. Rievocando i fatti con l’apporto di voci fuori campo e impersonando i protagonisti delle rivendicazioni, dal momento in cui il Giuseppe esce di casa salutando i suoi cari,  alle scene corali della manifestazione, dove sembra tutto normale e pacifico per poi trasformarsi in eccidio immotivato, la scena monta in un crescendo dove la voce e il gesto fanno rivivere con forza e incisività quei terribili momenti fino alla constatazione della morte del suo uomo, di un uomo il cui sacrificio porterà alla stipulazione del Diritto dei lavoratori. Il dramma privato entra nella storia ufficiale e dà i suoi frutti anche se Itria, nonostante ripetute richieste, appelli, alle indifferenti e inoperanti autorità competenti non riuscirà mai a sapere chi fu ad uccidere il marito e un suo compagno di lotta, Angelo Sigona e ad avere giustizia. La giustizia terrena dunque non ha avuto i nomi degli assassini, perché di questo si tratta, di assassinio impunito. Sul dolore e sul coraggio di questa donna si chiude questo intenso e commovente monologo di teatro civile, che Aurora Miriam Scala ha interpretato con grande energia e perizia, sapendo dosare il tragico e il comico, senza retorica, restituendo alla memoria questa vicenda oscurata dal tempo, con la freschezza e la sincerità di chi ha sposato una causa e se ne fa meritoriamente portavoce artistica. “Itria” inaugura il Percorso Autunno del nuovo teatro che si svolgerà al Piccolo Teatro di Catania in un fitto e ricco calendario di incontri.

ITRIA

Di e con Aurora Miriam Scala

Scritto e diretto da

Aurora Miriam Scala 

Voci fuori campo

Cinzia Maccagnano, Andrea Maiorca, Valerio Puppo, Alessandro Romano, Corrado Scala, Giuseppe Vigneri

Aiuto regia e supporto tecnico

Maria Chiara Pellitteri 

Produzione TDC-Teatro Della Città

Al Piccolo Teatro di Catania 4 e 5 Novembre

La piccola storia entra a vele spiegate nella grande storia portando i Fatti di Avola in palco


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