Stefano Dal Corso come Cucchi, la famigli non ha mai creduto al suicidio in carcere

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Era il 12 ottobre del 2022 quando Stefano Dal Corso, romano, 42 anni, ufficialmente si è suicidato. Era detenuto nel carcere di Oristano e sarebbe uscito di lì a poco. Esattamente un anno dopo la sorella Marisa, insieme all’avvocata Armida Decina, chiede che si riapra il procedimento archiviato dalla Procura come l’ennesimo caso di suicidio in carcere. Ce ne sono tanti in Italia ogni anno, nel 2023 il contatore è già arrivato a 55.  Marisa non ha mai creduto alla versione ufficiale e in tutti questi mesi al dolore ha unito la perseveranza, ha cercato prove, ha messo insieme tasselli. Nel corso della conferenza stampa tenuta alla Camera, cui ha partecipato il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti , è stata illustrata l’interrogazione al Ministro della Giustizia Carlo Nordio nella quale si ripercorre la vicenda Dal Corso che richiama alla memoria il caso di Stefano Cucchi. Per una serie di analogie, per i silenzi, per i dettagli nelle abitudini di Stefano Dal Corso che non tornano e per la curiosa coincidenza delle telecamere non funzionanti negli spazi del carcere in cui la sera del suicidio si trovava Stefano. “Quella sera un altro detenuto che era nella cella di fronte a mio fratello si sentiva male perché da cinque giorni non riceveva i medicinali per il diabete, di cui soffriva – ha detto Marisa all’Ansa. – Mio fratello quindi ha chiamato gli operatori, ne è nata una discussione. Dopo un po’ sono entrati nella sua cella, hanno chiuso il blindo e le urla di Stefano si sentivano fino alla cucina. Per far riaprire il processo sono stata costretta a tirare fuori delle testimonianze che avevo tenuto per me per tutelare i detenuti, ho dovuto farlo nonostante il timore di ripercussioni su di loro e me ne assumo la responsabilità”. La famiglia del detenuto chiede che venga eseguita l’autopsia sul corpo, cosa che, come ricordato da Rita Bernardini dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” doveva essere svolta a prescindere. L’esame autoptico è stato sollecitato, con una nota inviata al Procuratore di Oristano, anche dalla garante delle persone private della libertà per la regione Sardegna. “E’ l’unico strumento scientifico per comprendere come sono andate realmente le cose”.
(Nella foto Marisa Dal Corso durante la conferenza stampa alla Camera)


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